29 marzo
L'ultima volta che ho scritto eravamo appena arrivati a Hanoi, capitale del Vietnam e momento di rientro nel mondo come noi lo conosciamo. Ci e' voluto poco perché ci stufassimo del traffico e dei clacson costanti, così dopo soli 2 giorni, intensi e più che sufficienti, ci imbarchiamo in un tour organizzato alla volta di Halong bay. La nostra meta e' una serie di formazioni rocciose che emergono dall'acqua e salgono verticali per 30/40 metri, prendiamo una barca che naviga zig zagando tra queste strane strutture fino a raggiungere un isola privata dove ci aspettano i nostri bungalow; panorama incredibile e posto stupendo, ma causa pioggia a dirotto meta' delle attivita' previste saltano; ci consoliamo con una super cena riparati dal vento e la pioggia battente a pochi metri.
Torniamo a Hanoi il giorno seguente verso le 4 e decisi a lasciare la cittá il prima possibile compriamo un open ticket fino a Saigon nella stessa agenzia usata per la gita in barca; partiamo alle 6 e inutile dirlo, non avremmo dovuto fidarci. Il biglietto che abbiamo comprato ci permette di viaggiare tutta la costa fermandoci in diverse cittá per quanti giorni vogliamo, prendiamo 6 soste per 50€, tutto bene se non per il fatto che il bus e' ben diverso da quello che ci hanno mostrato in foto.
Prima tappa del nostro viaggio verso sud e' Nim Bhin, praticamente le stesse roccie di Halong bay ma sulla terra ferma, una piccola barchetta a remi ci porta per un tour di 2 ore, lento, smorto e soprattutto estrenamente scomodo, alla fine siamo cmq contenti di averlo fatto. Con le nostre biciclette a nolo ci perdiano un po' per i campi ma a parte il gironzolare a vuoto Nim Binh non offre molto. Esattamente 24 ore dal ns arrivo riprendiamo l'autobus, questa volta per un tratto ben più lungo, servono infatti 11 ore per raggiungere Hue; quando arriviamo sono le 8 del mattino e stravolti da una notte di salti valutare un albergo può non essere facilissimo; saliamo con il primo operatore che di promette una stanza ad un prezzo ragionevole e bon.
I nostri posti letto sul bus sono formati da sedili normali ai quali però e' stato aggiunto spazio per le gambe, il che li rende lunghi più di metro e più che sufficienti per dormire non fosse per la totale assenza di ammortizzatori e i clacson tutta la notte. Dalle informazioni raccolte strada facendo sappiamo che Hue non ha molto da offrire e nonostante sia un altro patrimonio dell'umanità (cominciò a chiedermi cosa non lo sia), non c'è molto da vedere, visitiamo un sopravvalutatissimo palazzo reale della dinastia dei Champa le cui parti più antiche risalgono al XIV secolo, che però e' così poco curato che da quasi fastidio; se l'unesco lo togliesse dalla sua protezione e un privato lo comprasse sarebbe meglio...
Tra 8 ore di camminata al giorno e 400 offerte di passaggi su motorini improbabili passa anche la giornata a Hue, dimenticavo che a Nim Binh siamo saliti su uno di questi motorino-taxi, disperati dall'aver sbagliato strada dopo km sotto un sole cocente abbiamo ceduto e siamo saliti su una specie di vecchio honda sh, praticamente la versione poco evoluta di un ciao ma con le marce, e con un pilota un po traballante per il ns peso abbiamo percorso quasi 10km... esperienze toccanti!
Lasciamo Hue alla volta di Hoi An; si, in vietnam scelgono i nomi in modi da incasinare i turisti ( la capitale e' Hanoi), dove arriviamo dopo 4 ore; si capisce da subito che questa e' una cittá diversa, tutto più relax, più pulito e più bello. Facciamo un po' di fatica a trovare un albergo, c'è ne sono a milioni ma sono tutti pieni, troviamo finalmente una stanza dall'altra parte della cittá dopo averla attraversata con gli zaini in spalla, per fortuna la cittá e' piccola e paragonati a quelli degli altri backpackers i nostri zaini sono piccolissimi.
Annie ha conprato a Sydney uno zaino da 50 litri e a fianco ha la sua borsa, io sono ancora peggio: il mio bagaglio e' composto dallo zaino della macchina fotografica, che con il resto dell'elettronica si prende meta' del posto e lo zainetto eastpack mezzo vuoto; tutto lo shopping che non abbiamo fatto in australia pensando di farlo qua non e' mai avvenuto e così lo zaino e' rimasto vuoto, almeno fino a qui... Hoi An e' la sartoria del vietnam, il maggior businness qui sono abiti su misura, e nei 2 giorni e mezzo che passiamo qui ci eserciteremo a resistere alla tentazione dello shopping su misura. Lasceremo la cittá con le pancie piene, le tasche più leggere e un bel po' di vestiti in più... (non ho speso molto, solo il minimo per poi non pentirmi di non averlo fatto).
Un viaggio infinito tra le 6 di sera e l'una di pomeriggio, durante il quale partecipo attivamente all'accensione dell'autobus a spinta, ci porta a mui ne, una sorta di piccolo paradiso della costa vietnamita. L'intero paese ruota intorno al turismo ed e' composto praticamente solo da alberghi e piccoli resort, questo generalmente e' una nota dolente, ma piazzato nel bel mezzo del vietnam e' come un'oasi. Come migliaia di altri turisti di fermiamo a ricaricare le batterie qui per 4 giorni, due in un alberghetto decente facendo i turisti in giro per la zona e altri due in un albergo più carino, dal quale non siamo mai usciti se non per mangiare.
Rianimati dai due giorni di sole e piscina privata, un po' triste per non aver provato il kite-surf (troppo caro per le mie finanze dilapidate ormai da tempo), riprendiamo per l'ultima volta il nostro autobus, a dir il vero riusciamo a perdere il ns e farci piazzare su quello seguente, alla volte di Ho Chi Min city, meglio nota come Saigon.
Hanoi capitale dell'ex Vietnam del nord e' sempre stata comunista, Saigon e tutto il suo sud no; e si vede. La differenza e' abissale, qui ci sono i marciapiedi dapperutto, dopo un paio di settimane in questo paese uno tende a dimenticersene, e in più non li usano come parcheggio, formidabile! Il clacson, pur sempre in largo uso, non e' così incessante e l'architettura, beh quella semplicemente c'è, a Hanoi no. A Saigon visitiamo tra le altre cose il museo della guerra, con immagini così crude da fare impressione, soprattutto quelle degli effetti dei gas americani sui bambini nati nelle zone colpite. Ben sviluppato e molto istruttivo.
Il giorno seguente ci imbarchiamo in un tour organizzato alla volta di un tempio dal nome impronunciabile (che però significa alta montagna), sede ufficiale di una religione, abbracciata da 2 milioni di vietnamiti, che unifica tratti cattolici, buddisti, mussulmani e confuciani (si scrivera' mai così?). Dopo una breve visita assistiamo ad una delle 4 preghiere giornaliere che devo ammettere essere stata una bella esperienza. Nel pomeriggio di muoviamo alla volta di Cu Chi, un villaggio a 100km da Saigon dove però la gente ha abbracciato il movimento comunista e ha combattuto per il fronte di liberazione proveniente dal nord.
Essendo bombardati costantemente i residenti hanno costruito tutta una serie di strutture e gallerie sotterranee, alcune delle quali ancora visitabili, che oggi sono un'attrazione turistica controllata dai militari. Un video terribile di origine vietnamita degli anni '70 mostra come gli eroi di Cu Chi guadagnavano il titolo in base a quanti americani uccidevano, mi fa venire voglia di imbracciare l'M60 a disposizione per provare a riprendere le ostilita', ma non credo di essere il primo a provare istinti omicidi e le armi sono quindi tutte incatenate.
Imbraccio cmq il fucile di rambo ma mi rifiutò di spendere i 15€ che mi chiedono per 10 proiettili (anche se so che non mi ricapitera' presto la possibilitá di sparate con un M60, anzi speriamo mai), il mio livello di testosterone sale immediatamente alle stelle, e improvvisanente capisco come con uno strumento del genere in mano ci si possa sentire invincibili (gli americani hanno perso la guerra ma non c'entra).
La sera di nuovo in giro per Saigon, pronti per rimetterci in viaggio la mattina seguente.
Alle 7.45 comincia il nostro tour di 3 giorni sul delta del Mekong che ci portera' fino in Cambogia, alle 9 ci siamo già pentiti di essere con tour invece che da soli. Tralasciando l'inconveniente che ogni cosa che vediamo e' ricamata per i turisti, visitiamo una fabbrica di caramelle al cocco e una zona dove coltivano solo frutta, assaggiamo il miele locale e viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo.
Ci mettono a dormire in un posto dove non c'e' nulla, ma non ci scoraggiamo, tra storielle e indovinelli ce la passiamo. Il giorno dopo un mercato galleggiante sul fiume e allevamento di coccodrilli+ tempio antichissimo nel pomeriggio, viaggio, viaggio, viaggio e di nuovo nulla la sera, questa volta accompagnato però da un caldo irrespirabile. Questa mattina, allevamento di pesci (qualcosa di immensamente grande) e 3 ore in barca; adesso siamo sul confine per entrare in Cambogia, l'ultima tappa del ns viaggio prima del rientro. Vedaremo ah...
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diario del viaggio australe del roccolino più amato di tutta via san francesco
mercoledì 1 aprile 2009
lunedì 16 marzo 2009
Good morning Vietnam!
Finalmente dopo la sosta prolungata riusciamo a lasciare Luang Prabang; il patrimonio dell'umanita' aveva cominciato un po' a stufare lo spirito, meno le gambe, molto più riposate.
Martedi, visto bello che stampato nel passaporto, prendiamo il volo su un autobus con le ali e lasciamo il Laos. Atterriamo un'ora dopo a Hanoi, il cui aereoporto fa subito intendere che questo e' un paese più evoluto. Dopo aver letto su tutte le guide notizie di tassisti terribili, che deviano di km dalla rotta stabilita e decidono per te l'albergo, decidiamo di dividere una macchina privata con un inglese conosciuto qualche giorno prima. Siamo in cittá alle 7 e alle 7.15 nella stanza da 15$ che terremo per 3 giorni.
La prima cosa che impressiona di Hanoi e'la guida, nessuna regola appare evidente, solo uno sciame di veicoli che si infilano senza pensarci troppo in ogni spazio possibile, lo strumento più usato e' il clacson, suonato quasi costantemente da tutti, mentre gli specchi non ci sono, chi mai dovrebbe guardare dietro?
I semafori non ci sono o salvo rare eccezzioni, sono spenti; arrivando ad un incrocio i vietnamiti rallentano e suonano il clacson per avvisare del loro arrivo, fine. Nessun problema se non fosse che questo accade contenporaneamente da 3 o 4 direzioni per incrocio (le 2 di marcia più gli eventuali contromanisti), tutto questo schivando i pedoni la cui unica possibilitá e affidarsi alla fede, qualunque essa sia, e andare.
Il rapporto motorini/auto e' 100/1 e la cosa dopo poco sembra normale; ho deciso che il tutto funziona per la totale non aggressivita' della loro guida, non esiste il concetto di passo prima io, c'e' un generale passiamo assieme accettato da tutti che rende la cosa possibile e funzionante; magnifico!
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Martedi, visto bello che stampato nel passaporto, prendiamo il volo su un autobus con le ali e lasciamo il Laos. Atterriamo un'ora dopo a Hanoi, il cui aereoporto fa subito intendere che questo e' un paese più evoluto. Dopo aver letto su tutte le guide notizie di tassisti terribili, che deviano di km dalla rotta stabilita e decidono per te l'albergo, decidiamo di dividere una macchina privata con un inglese conosciuto qualche giorno prima. Siamo in cittá alle 7 e alle 7.15 nella stanza da 15$ che terremo per 3 giorni.
La prima cosa che impressiona di Hanoi e'la guida, nessuna regola appare evidente, solo uno sciame di veicoli che si infilano senza pensarci troppo in ogni spazio possibile, lo strumento più usato e' il clacson, suonato quasi costantemente da tutti, mentre gli specchi non ci sono, chi mai dovrebbe guardare dietro?
I semafori non ci sono o salvo rare eccezzioni, sono spenti; arrivando ad un incrocio i vietnamiti rallentano e suonano il clacson per avvisare del loro arrivo, fine. Nessun problema se non fosse che questo accade contenporaneamente da 3 o 4 direzioni per incrocio (le 2 di marcia più gli eventuali contromanisti), tutto questo schivando i pedoni la cui unica possibilitá e affidarsi alla fede, qualunque essa sia, e andare.
Il rapporto motorini/auto e' 100/1 e la cosa dopo poco sembra normale; ho deciso che il tutto funziona per la totale non aggressivita' della loro guida, non esiste il concetto di passo prima io, c'e' un generale passiamo assieme accettato da tutti che rende la cosa possibile e funzionante; magnifico!
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mercoledì 11 marzo 2009
Lungo il mekong
Sabato 7 marzo
Dopo la totale assenza di gibbons nel gibbon park e con l'aria di chi ha mancato qualcosa, decidiamo di scappare da huoaxay il prima possibile; ci avventuriamo così in 14 ore di autobus alla volta di luang prabang, scartando l'idea dei 2 giorni di barca lungo il mekong (credo che me ne pentiro' a lungo). Arriviamo nel cuore del laos, nel goiello protetto dall'unesco, alle 9 di sera e, stanchi morti dal viaggio, prendiamo la prima stanza che troviamo. Finalmente, dopo ormai 5 giorni, dormo una notte di tranquillita', ciò nonostante la prima cosa la mattina e' cercare una stanza vera; non siamo un granché come backpackers, abbiamo bisogno di un minimo di comfort.
Scopriamo presto che i ns sospetti erano fondati, il Laos e' più Caro della thailandia; e anche se rispetto all'europa i prezzi sono ridicoli si vedono cmq le finanze scomparire più in fretta. Ci troviamo una guest house modesta che non ci metta a dormire in uno scantinato, e per 130.000 khip al giorno (13€) abbiamo anche il caffè laotiano illimitato.
Prima di pranzo abbiamo fatto il giro dell'intera cittá e incontrato tutti quelli che erano sull'autobus con noi, alcuni più di una volta.
Facciamo due calcoli sui tempi e decidiamo che 5 giorni siano più che sufficienti per tutto, compriamo così un biglietto aereo per Hanoi per sabato (l'alternativa erano 20 ore di bus fino al confine e poi chissa' quanto), spendiamo una follia ma non abbiamo scelta.
Martedi mattina affittiamo una moto, questa volta sono più Fortunato e riesco a prendere una honda xr250 abbastanza recente; Steve non guida da anni quindi decidiamo si fare qualche lezione di guida prima che noleggi la sua; a ora di pranzo, con i serbatoi pieni (1€ al litro), partiamo direzione sud per delle cascate meravigliose. il giro in moto non e' male e le vasche che si formano sotto le cascate sono stupende, ci facciamo un bagno e ripartiamo con calma verso le 4. Il ns piano era di proseguire guidando nella direzione opposta, ripassare la cittá e andare a dormire in un camp per elefanti, ma l'xr non e' dalla ns parte.
In prossimita' della cittá, buchiamo la ruota dietro, un'ora persa e un kilo di soldi buttati, una volta ripartiti facciano pochi km prima che l'impianto elettrico si spenga di botto; nessun indicatore, no avviamento e, una volta accesa a spinta sulla ghiaia, luci con l'intensita di un cerino; tutto questo in mezzo ad una giungla che sta diventando buia.
Optiamo per non seguire il mai molar triestino e ritorniamo al noleggio. Il giorno seguente, con la moto riparata ripartiamo per lo stesso giro e scopriamo che il camp e' piuttosto brutto e, a meno che non li abbiamo nascosti bene, cosa generalmente difficile da insegnare, di elefanti c'è n'erano ben pochi.
Continuiamo a guidare su strade deserte seguendo il percorso del mekong, finiamo sia in villaggi senza corrente elettrica sia in resort di lusso; in ogni caso tutto si muove molto lentamente.
Giovedì facciamo un corso di cucina laotiana, la maniera in cui e' realizzato non e' divertente come quello thai, ma il posto in cui siamo e i piatti preparati sono squisiti. Passiamo il resto del pomeriggio a leggere in terrazza; siamo ritornati a temperature proibitive e qualunque attivita' pomeridiana e' da escludere. Venerdì sveglia alle 5 per andare ad assistere alla processione mattutina dei monaci, senza pronunciare parola alcuni aprono il loro cesto e i fedeli(?) vi infilano del cibo; quello sara' il loro unico pasto per la giornata.
Colazione con Nivi e Steve e giro dei templi, poi nel pomeriggio io in terrazza ed Annie a fare l'ultimo dei massaggi laotiani, mi stavo dimenticando di questa esperienza incredibile di cui abbiamo approfittato gia' 2 volte in 4 giorni.
La sera li incontriamo di nuovo, e purtroppo per l'ultima volta, Nivi e Steve noi offriamo l'aperitivo e loro la cena; e' il compleanno di Nivi e ci porta in un ristorante lao top, recensito benissimo e che sembra veramente fuori luogo in questa cittá; una cena incredibile. Piatti semplici ma perfetti con dei sapori pazzeschi, la miglior cena da un pezzo.
Il Laos e' un paese comunista, e si vede.
La vita che percepisco qui e' ben diversa da quella thai, qui la gente non sorride alla stessa maniera e, per quanto difficile, sono ancora più lenti nel fare qualunque cosa. Una curiosita' che ho notato e' il totale disinteresse per il tempo, non ci sono orologi e alla domanda che ora e'? Non ne hanno idea.
Altra cosa che rende la thailandia preferibile, da un punto di vista turistico, e' la totale assenza di concorrenza; tutti vendono gli stessi 5 prodotti allo stesso identico prezzo, divertente all'inizio ma terribilmente frustrante dopo qualche giorno, nessuna forma di attivita' imprenditoriale e solamente bugie per catturare il turista sprovveduto e stanco.
Cmq una volta accettata questa maniera di vivere (se e' possibile accettarla) qui si vive molto facilmente, ti chiederanno sempre il triplo del normale perché sei bianco, ma il triplo e' comunque pochissimo...
Oggi, sabato, passiamo la mattina ciondolando su e giù per la strada principale, spendiamo una fortuna (4€) per un pranzo cattivo, il primo pasto scadente da quando siamo qui, e con molta calma ci avventuriamo all'aereoporto; e' solamente al check in che scopriamo di aver bisogno di un visto prima di entrare in Vietnam, in genere abbiamo sempre fatto tutto sul confine, ma qui e' diverso. Neanche a dirlo non se ne parla fino a lunedi, e con le 24 ore per il rilascio significa che siamo bloccati qui fino a martedi. Il tassista all'aereoporto ha rischiato grosso di vedermi esplodere quando ci ha chiesto uma rapina per pochi km. Ma questo e' il Laos, e bisogna accettarlo così com'è, se lo si puo fare...
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Dopo la totale assenza di gibbons nel gibbon park e con l'aria di chi ha mancato qualcosa, decidiamo di scappare da huoaxay il prima possibile; ci avventuriamo così in 14 ore di autobus alla volta di luang prabang, scartando l'idea dei 2 giorni di barca lungo il mekong (credo che me ne pentiro' a lungo). Arriviamo nel cuore del laos, nel goiello protetto dall'unesco, alle 9 di sera e, stanchi morti dal viaggio, prendiamo la prima stanza che troviamo. Finalmente, dopo ormai 5 giorni, dormo una notte di tranquillita', ciò nonostante la prima cosa la mattina e' cercare una stanza vera; non siamo un granché come backpackers, abbiamo bisogno di un minimo di comfort.
Scopriamo presto che i ns sospetti erano fondati, il Laos e' più Caro della thailandia; e anche se rispetto all'europa i prezzi sono ridicoli si vedono cmq le finanze scomparire più in fretta. Ci troviamo una guest house modesta che non ci metta a dormire in uno scantinato, e per 130.000 khip al giorno (13€) abbiamo anche il caffè laotiano illimitato.
Prima di pranzo abbiamo fatto il giro dell'intera cittá e incontrato tutti quelli che erano sull'autobus con noi, alcuni più di una volta.
Facciamo due calcoli sui tempi e decidiamo che 5 giorni siano più che sufficienti per tutto, compriamo così un biglietto aereo per Hanoi per sabato (l'alternativa erano 20 ore di bus fino al confine e poi chissa' quanto), spendiamo una follia ma non abbiamo scelta.
Martedi mattina affittiamo una moto, questa volta sono più Fortunato e riesco a prendere una honda xr250 abbastanza recente; Steve non guida da anni quindi decidiamo si fare qualche lezione di guida prima che noleggi la sua; a ora di pranzo, con i serbatoi pieni (1€ al litro), partiamo direzione sud per delle cascate meravigliose. il giro in moto non e' male e le vasche che si formano sotto le cascate sono stupende, ci facciamo un bagno e ripartiamo con calma verso le 4. Il ns piano era di proseguire guidando nella direzione opposta, ripassare la cittá e andare a dormire in un camp per elefanti, ma l'xr non e' dalla ns parte.
In prossimita' della cittá, buchiamo la ruota dietro, un'ora persa e un kilo di soldi buttati, una volta ripartiti facciano pochi km prima che l'impianto elettrico si spenga di botto; nessun indicatore, no avviamento e, una volta accesa a spinta sulla ghiaia, luci con l'intensita di un cerino; tutto questo in mezzo ad una giungla che sta diventando buia.
Optiamo per non seguire il mai molar triestino e ritorniamo al noleggio. Il giorno seguente, con la moto riparata ripartiamo per lo stesso giro e scopriamo che il camp e' piuttosto brutto e, a meno che non li abbiamo nascosti bene, cosa generalmente difficile da insegnare, di elefanti c'è n'erano ben pochi.
Continuiamo a guidare su strade deserte seguendo il percorso del mekong, finiamo sia in villaggi senza corrente elettrica sia in resort di lusso; in ogni caso tutto si muove molto lentamente.
Giovedì facciamo un corso di cucina laotiana, la maniera in cui e' realizzato non e' divertente come quello thai, ma il posto in cui siamo e i piatti preparati sono squisiti. Passiamo il resto del pomeriggio a leggere in terrazza; siamo ritornati a temperature proibitive e qualunque attivita' pomeridiana e' da escludere. Venerdì sveglia alle 5 per andare ad assistere alla processione mattutina dei monaci, senza pronunciare parola alcuni aprono il loro cesto e i fedeli(?) vi infilano del cibo; quello sara' il loro unico pasto per la giornata.
Colazione con Nivi e Steve e giro dei templi, poi nel pomeriggio io in terrazza ed Annie a fare l'ultimo dei massaggi laotiani, mi stavo dimenticando di questa esperienza incredibile di cui abbiamo approfittato gia' 2 volte in 4 giorni.
La sera li incontriamo di nuovo, e purtroppo per l'ultima volta, Nivi e Steve noi offriamo l'aperitivo e loro la cena; e' il compleanno di Nivi e ci porta in un ristorante lao top, recensito benissimo e che sembra veramente fuori luogo in questa cittá; una cena incredibile. Piatti semplici ma perfetti con dei sapori pazzeschi, la miglior cena da un pezzo.
Il Laos e' un paese comunista, e si vede.
La vita che percepisco qui e' ben diversa da quella thai, qui la gente non sorride alla stessa maniera e, per quanto difficile, sono ancora più lenti nel fare qualunque cosa. Una curiosita' che ho notato e' il totale disinteresse per il tempo, non ci sono orologi e alla domanda che ora e'? Non ne hanno idea.
Altra cosa che rende la thailandia preferibile, da un punto di vista turistico, e' la totale assenza di concorrenza; tutti vendono gli stessi 5 prodotti allo stesso identico prezzo, divertente all'inizio ma terribilmente frustrante dopo qualche giorno, nessuna forma di attivita' imprenditoriale e solamente bugie per catturare il turista sprovveduto e stanco.
Cmq una volta accettata questa maniera di vivere (se e' possibile accettarla) qui si vive molto facilmente, ti chiederanno sempre il triplo del normale perché sei bianco, ma il triplo e' comunque pochissimo...
Oggi, sabato, passiamo la mattina ciondolando su e giù per la strada principale, spendiamo una fortuna (4€) per un pranzo cattivo, il primo pasto scadente da quando siamo qui, e con molta calma ci avventuriamo all'aereoporto; e' solamente al check in che scopriamo di aver bisogno di un visto prima di entrare in Vietnam, in genere abbiamo sempre fatto tutto sul confine, ma qui e' diverso. Neanche a dirlo non se ne parla fino a lunedi, e con le 24 ore per il rilascio significa che siamo bloccati qui fino a martedi. Il tassista all'aereoporto ha rischiato grosso di vedermi esplodere quando ci ha chiesto uma rapina per pochi km. Ma questo e' il Laos, e bisogna accettarlo così com'è, se lo si puo fare...
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giovedì 5 marzo 2009
Welcome to the jungle
1 marzo
Huoey xay, o qualcosa su questo genere, non e' esattamente la cittá in cui ci si vorrebbe trovare. E' composta da un tratto di strada intorno al punto dove c'è il confine; e' costellata da guest houses e ristorantini medio brutti, ciò nonostante e' piena di backpackers. La mattina del 26, dopo la seconda notte di sveglia alle 4 per via di galli e monaci, ci presentiamo alla sede del gibbon experience, il nostro gruppo (8 persone) viene imbarcato su una jeep, 4 dentro e altri 4 in cassone dietro, e cosi sistemati partiamo. Il tragitto dalla cittá, se così ai può chiamare, al parco dura due ore, Durante le quali maledico chi ha costruito il cassone, ovviamente mica eravamo dentro noi... Arriviamo verso le 11 all'ultimo villaggio prima della giungla, li finisce la strada guidabile e, zaini in spalla, partiamo per questa avventura ignota. Gibbon experience e' un progetto di turismo eco-solidale realizzato dai locali su progetto occidentale, per farla semplice: i francesi hanno suggerito il progetto e curato tutti gli aspetti organizzativi, i laotiani lo hanno realizzato e lo gestiscono, i soldi rimangono nel paese e servono a creare delle nuove figure lavorative: i rangers.
Eravamo rimasti alle 11, partiamo a piedi e dopo meno di 5 minuti siamo tra gli alberi, la temperatura e' perfetta e camminiamo abbastanza in fretta, un panino per pranzo e verso le 2 siamo a meta'strada dove facciamo una pausa di riposo e ci vengono date le imbragature: un imbrago da roccia (non so il nome tecnico) con agganciata una slitta e un cavo di sicurezza. Da lì, dopo le solite foto ridicole per il nuovo abbigliamento, ripartiamo destinazione case sugli alberi. Non passa molto prima di testare il funzionamento di slitta e imbrago, era ovvio infatti che la montagna non potesse salire per sempre, e così giunti in cima finalmente abbiamo una visione più chiara della nostra giungla.
Un alternarsi di picchi e valli più o meno infinito con la nebbia pesante che fa da contrasto al cielo azzurro, uno spettacolo incredibile; ovviamente non e' pensabile andare su e giù per le montagne, quindi hanno passato dei grossi cavi d'acciaio da una montagna all'altra e la gente scorre appesa a questi imbraghi ad una velocità pazzesca su altezze che facilmente raggiungono i 150 metri. Un esperienza che toglie abbastanza il fiato, la prima volta ho avuto seriamente paura. Cmq dopo un paio di corse sui cavi raggiungiamo finalmente la casa, una struttura tonda costruita su di un albero, a 30 metri da terra, ovviamente raggiungibile solamente con i cavi.
La vista e' incredibile in tutte le direzioni, e siamo veramente nella casa sugli alberi che tutti almeno una volta hanno sognato di costruire... La nostra guida a questo punto ci abbandona e va a cucinare la cena, noi esausti ci riprendiamo dalla scarpinata. Io parto per un paio di giri esplorativi della montagna (e per farmi quante più corse possibili sui cavi) poi verso le 5 torno sull'albero che la cena e' pronta. Ovviamente non c'e corrente (acqua potabile si però) e con il sole che tramonta alle 6.30 la cena dev'essere attorno alle 5, noi cmq, morti di stanchezza, siamo tutti a letto alle 7.
A parte noi 4 ci sono 3 tedeschi, padre simpatico con 2 figli molto poco socievoli e un'australiana simpatica che si chiama annie; ovviamente la adottiamo peccato che non si riesca a trovare una sintonia con i crucchi, non sembravano molto interessati. La mattina siamo in piedi alle 6, la notte di dormire se ne è parlato ben poco: tra caldo per via della rete antizanzare e i rumori del bosco, avro' dormito forse 3 ore; cmq la nostra guida ci porta in spedizione alle 6.30 per vedere se troviamo qualche animale curioso: niente da fare, 1 ora e mezza di scarpinata a vuoto; si torna per colazione e poi via di nuovo.
Riprendiamo tutta la ns roba e ci spostiamo nuovamente; a pranzo ci si ferma vicino una cascata di cui approfittiamo per un bagno e incontriamo l'altro gruppo di 8 con il quale stiamo scambiando casa, noi li mettiamo in guardia sul nido di vespe che c'è in bagno e loro ci avvertono dei topi che scorazzano la notte...
Seconda casa più semplice della prima e anche un po' più bassa ma con vista aperta su una vallata col fiume in mezzo, incredibile.
A nanna alle 7, con buio ormai pesto, tempo 10 minuti si sentono i primi litigi topeschi ma dopo il primo morto nella trappola si calmano un po'; non sara' una notte semplice nemmeno questa. Nota da ricordare: la Annie australiana non e' troppo felice di dormire con nessuno dei tedeschi quindi organizziamo un grande letto per tre e io dormo con 2 Annie!
La mattina del terzo giorno solita sveglia all'alba e colazione alla cascata, durante tutta la permanenza abbiamo mangiato colazione pranzo e cena alla stessa maniera: un enorme cesto di riso bianco e diversi pentolini di gustosissime verdure scottate, tutto veramente delizioso ma la mattina non si sposano molto bene con il caffè, specialmente con il caffè laotiano. Fatta colazione ci incanminiamo per la marcia conclusiva che ci riporta al campo base, questa volta dopo una lunga salita e una lunghissima discesa nella giungla affrontiamo una pianura dove si suda molto di più e dove si incontrano oltre ai fiumi e gli alberi di banane anche qualche campicello di papaveri da oppio nascosto qua e la... Siamo alla base verso le 11.30 e torneremo a huoxay (circa) verso le 3, gibbon incontrati: 0, ma che esperienza!
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Huoey xay, o qualcosa su questo genere, non e' esattamente la cittá in cui ci si vorrebbe trovare. E' composta da un tratto di strada intorno al punto dove c'è il confine; e' costellata da guest houses e ristorantini medio brutti, ciò nonostante e' piena di backpackers. La mattina del 26, dopo la seconda notte di sveglia alle 4 per via di galli e monaci, ci presentiamo alla sede del gibbon experience, il nostro gruppo (8 persone) viene imbarcato su una jeep, 4 dentro e altri 4 in cassone dietro, e cosi sistemati partiamo. Il tragitto dalla cittá, se così ai può chiamare, al parco dura due ore, Durante le quali maledico chi ha costruito il cassone, ovviamente mica eravamo dentro noi... Arriviamo verso le 11 all'ultimo villaggio prima della giungla, li finisce la strada guidabile e, zaini in spalla, partiamo per questa avventura ignota. Gibbon experience e' un progetto di turismo eco-solidale realizzato dai locali su progetto occidentale, per farla semplice: i francesi hanno suggerito il progetto e curato tutti gli aspetti organizzativi, i laotiani lo hanno realizzato e lo gestiscono, i soldi rimangono nel paese e servono a creare delle nuove figure lavorative: i rangers.
Eravamo rimasti alle 11, partiamo a piedi e dopo meno di 5 minuti siamo tra gli alberi, la temperatura e' perfetta e camminiamo abbastanza in fretta, un panino per pranzo e verso le 2 siamo a meta'strada dove facciamo una pausa di riposo e ci vengono date le imbragature: un imbrago da roccia (non so il nome tecnico) con agganciata una slitta e un cavo di sicurezza. Da lì, dopo le solite foto ridicole per il nuovo abbigliamento, ripartiamo destinazione case sugli alberi. Non passa molto prima di testare il funzionamento di slitta e imbrago, era ovvio infatti che la montagna non potesse salire per sempre, e così giunti in cima finalmente abbiamo una visione più chiara della nostra giungla.
Un alternarsi di picchi e valli più o meno infinito con la nebbia pesante che fa da contrasto al cielo azzurro, uno spettacolo incredibile; ovviamente non e' pensabile andare su e giù per le montagne, quindi hanno passato dei grossi cavi d'acciaio da una montagna all'altra e la gente scorre appesa a questi imbraghi ad una velocità pazzesca su altezze che facilmente raggiungono i 150 metri. Un esperienza che toglie abbastanza il fiato, la prima volta ho avuto seriamente paura. Cmq dopo un paio di corse sui cavi raggiungiamo finalmente la casa, una struttura tonda costruita su di un albero, a 30 metri da terra, ovviamente raggiungibile solamente con i cavi.
La vista e' incredibile in tutte le direzioni, e siamo veramente nella casa sugli alberi che tutti almeno una volta hanno sognato di costruire... La nostra guida a questo punto ci abbandona e va a cucinare la cena, noi esausti ci riprendiamo dalla scarpinata. Io parto per un paio di giri esplorativi della montagna (e per farmi quante più corse possibili sui cavi) poi verso le 5 torno sull'albero che la cena e' pronta. Ovviamente non c'e corrente (acqua potabile si però) e con il sole che tramonta alle 6.30 la cena dev'essere attorno alle 5, noi cmq, morti di stanchezza, siamo tutti a letto alle 7.
A parte noi 4 ci sono 3 tedeschi, padre simpatico con 2 figli molto poco socievoli e un'australiana simpatica che si chiama annie; ovviamente la adottiamo peccato che non si riesca a trovare una sintonia con i crucchi, non sembravano molto interessati. La mattina siamo in piedi alle 6, la notte di dormire se ne è parlato ben poco: tra caldo per via della rete antizanzare e i rumori del bosco, avro' dormito forse 3 ore; cmq la nostra guida ci porta in spedizione alle 6.30 per vedere se troviamo qualche animale curioso: niente da fare, 1 ora e mezza di scarpinata a vuoto; si torna per colazione e poi via di nuovo.
Riprendiamo tutta la ns roba e ci spostiamo nuovamente; a pranzo ci si ferma vicino una cascata di cui approfittiamo per un bagno e incontriamo l'altro gruppo di 8 con il quale stiamo scambiando casa, noi li mettiamo in guardia sul nido di vespe che c'è in bagno e loro ci avvertono dei topi che scorazzano la notte...
Seconda casa più semplice della prima e anche un po' più bassa ma con vista aperta su una vallata col fiume in mezzo, incredibile.
A nanna alle 7, con buio ormai pesto, tempo 10 minuti si sentono i primi litigi topeschi ma dopo il primo morto nella trappola si calmano un po'; non sara' una notte semplice nemmeno questa. Nota da ricordare: la Annie australiana non e' troppo felice di dormire con nessuno dei tedeschi quindi organizziamo un grande letto per tre e io dormo con 2 Annie!
La mattina del terzo giorno solita sveglia all'alba e colazione alla cascata, durante tutta la permanenza abbiamo mangiato colazione pranzo e cena alla stessa maniera: un enorme cesto di riso bianco e diversi pentolini di gustosissime verdure scottate, tutto veramente delizioso ma la mattina non si sposano molto bene con il caffè, specialmente con il caffè laotiano. Fatta colazione ci incanminiamo per la marcia conclusiva che ci riporta al campo base, questa volta dopo una lunga salita e una lunghissima discesa nella giungla affrontiamo una pianura dove si suda molto di più e dove si incontrano oltre ai fiumi e gli alberi di banane anche qualche campicello di papaveri da oppio nascosto qua e la... Siamo alla base verso le 11.30 e torneremo a huoxay (circa) verso le 3, gibbon incontrati: 0, ma che esperienza!
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sabato 28 febbraio 2009
Good bye Thailand
25 febbraio
Lasciare Bangkok non e' stato molto difficile, il traffico completamente bloccato della mattina ci ha quasi fatto perdere il treno ma con una leggera corsetta ce l'abbiamo fatta.10 minuti dopo la partenza scopriamo che i nostri biglietti non sono per stare seduti e un controllore ci ordina di alzarci, lo mando a quel paese ma mi alzo; dirlo prima no?
In 2 ore siamo ad Ayuttaya dove, appena fuori la stazione, noleggiamo un rinchio-motorinchio e partiamo per questi famosi templi antichi. Rovine a parte in questa cittá, che sembra più un paesetto, non c'e' nulla; ci rapinano sul pranzo (pro e contro del mangiare in locali veri) e dopo un po' i templi cominciano a sembrare tutti uguali; l'umidita in asia e' pazzesca e ci si stanca molto prima. Alle 6 rendiamo il rinchio e passiamo le 3 ore rimanenti in un locale con 2 francesi, uno dei quali e' un 30enne insegnante di chimica...
Prendiamo il treno che si presenta comodo con un'ora di ritardo e partiamo alla volta di Chiang Mai. Il treno notturno e' un'altra mia prima volta; data l'ora ci trasformano i sedili in letti appena entriamo non lasciandoci così grandi opzioni sul da farsi, io prendo il letto sopra ma tengo compagnia ad Annie per i 3 minuti che la separano dal coma profondo, poi chiudo le mie tendine e mi metto a leggere per un po'. I treni in asia non sono fatti considerando la mia altezza come media e va a finite che passo più tempo sveglio che altro.
Chang Mai e' un'altra storia rispetto a Bangkok, lo sento già dal primo momento, tutto si muove più lentamente, l'aria e' respirabile e, almeno mattina e sera, la temperatura e' vivibile. Dopo una decina di guest houses ci prendiamo una stanza subito fuori le mura della cittá storica, questa e' quella che e' considerata la vera capitale della thailandia da molti e il gioiello del nord da tutti gli altri.
La cittá in sè e' bella, questo non e' un paese che colpisce per la sua architettura ma non ci si può lamentare, la vita come visto da subito e' tutta un'altra cosa, tutti molto più simpatici e meno oppressivi nel farti salire sul loro taxi o vendetti un vestito. La vita qui e' veramente easy. Il primo giorno lo passiamo a zonzo per la cittá' tutto all'interno delle mura per apprezzare un paio di templi antichi e orientarci un po', io sono mezzo cadavere quindi ci concediamo un thai massage e a letto per le 10.
26 febbraio
Secondo giorno corso di cucina, dalle 9.30 alle 15 cuciniamo 6 piatti ciascuno, inclusa una gita al mercato per vedere tutte le verdure, le spezie e la frutta.
Mi cucino finalmente il pad thai come va fatto, degli involtini primavera più leggeri di quelli cinesi, un curry rosso, un manzo al curry, una zuppa al coconut milk e banane fritte; alle 16 quando ce ne andiamo sono agonizzante da quanto ho mangiato... La sera solito thai massage e giretto al mercato ma senza bere cmq si torna a casa presto.
27 febbraio
Terzo giorno noleggio scooter e gita al tempio del buddah d'oro (che scoperta sono quasi tutti d'oro), dato che il tempio e' in cima ad una montagna decidiamo di scendere dall'altro versante attraversando così una piantagione di caffè, il governo thai per combattere le coltivazioni d'oppio ha finanziato grandi piantagioni più legali. Un buon caffè con una vista spettacolare ci preparano per una discesa d'arrembaggio.
Così con il veicolo più sbagliato della storia affrontiamo la montagna; per fare circa 5km ci impieghiamo 1 ora e mezza ma alla fine, dopo aver passato dei paesaggi eccezionali, arriviamo ad un lago dove ci danno da mangiare dell'ottimo pesce in una sorta di zattera con il tetto.
La sera incontriamo Nivi e Steve che sono appena arrivati, i nostri viaggi continuano ad incrociarsi, andiamo a cena sul fiume e poi a fare un giro al mercato.
La Domenica mattina decidiamo di partire verso le 11, andiamo a fare colazione presto e decido di ricaricare il mio skype per fare in po' di telefonate: estraendo il portafoglio per pagare mi accorgo della mancanza della carta di credito, mi servono pochi secondi per ricostruire l'accaduto, ieri al mercato ho ritirato soldi all'atm ma non ho aspettato la carta e l'ho lasciata li, il non bere mi sembra che faccia più danni che altro, la mia corsa allo sportello e' inutile, l'atm e' fuori servizio e i commessi del market non parlano in inglese, il mio thai si limita a tre parole e non sono quelle che mi potrebbero aiutare.
Con un certo numero di telefonate scopro che la carta, se qualcuno non l'ha presa dopo di me, e' stata ritirata dalli sportello che si e' automaticamente bloccato e per motivi di sicurezza non può essere riconsegnata, in caso sia nello sportello verra' distrutta appena recuperata; chiamo Visa e la faccio annullare immediatamente poi vado alla polizia per i turisti a fare la denuncia e trovo un servizio incredibilmente efficiente, domande sensate e precise e il mio verbale in doppia lingua e' redatto molto più in fretta di uno italiano...
Partiamo con l'autobus delle 2 e per le 4.30 siamo a Chiang Rai (grande originalita' con i nomi...), cittá molto più piccolina nota più per i suoi dintorni che altro; l'albergo che la lonely planet consiglia ci viene detto chiuso e così finiamo in un altro, misero ma con la piscina; il tutto per il prezzo ridicolo di 200 bath a notte (circa 5€).
28 febbraio
Il giorno seguente ci noleggiamo una moto e partiamo all'avventura, un bel giro che ci prende tutta la giornata, capisco perché consiglino di prendere una moto, la vacanza cambia completamente... Corriamo lungo la linea che segna il confine con il Myanmar, noto anche come Burma o per quei 5 o 6 che hanno un'ottima idea della geografia Birmania;
militari che sorvegliano il confine ci dicono di andare tranquilli ma di non fermarci o scattare alcuna foto, molesto. Tutto bellissimo a parte il museo dell'oppio che e' chiuso di lunedi, ne sentivano parlare sin da phi phi. Passaggio al golden triangle punto d'incontro di 3 confini e poi indietro. Da Chiang Rai ci muoviamo il 24 direzione Laos, 2 ore e mezza per 70km in un bus probabilmente costruito a mano dai paesani, poi gitarella in barca per passare il fiume ed eccoci a sborsare sti 40€ di visto per 2 settimane, il Laos non comincia con il piede giusto.
Il paesetto dove passiamo la notte aspettando Nivi e Steve non e' altro che una strada, scegliamo la guest house meno peggio e dopo una cena alle 6.30 siamo a letto alle 9, la cittá e' deserta da un pezzo. Questo posto impronunciabile e' una tappa fissa perché da qui si parte sia per il Gibbon's che per il fiume. Ci svegliamo con i galli alle 4.30 e non chiudiamo più occhio. Alle 9 cambiamo guest house e andiamo in quella di fronte. Giornata più o meno inutile, c'è la ridiano tra noi perché non c'è altro da fare in attesa del giorno dopo; domani Gibbon experience!
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Lasciare Bangkok non e' stato molto difficile, il traffico completamente bloccato della mattina ci ha quasi fatto perdere il treno ma con una leggera corsetta ce l'abbiamo fatta.10 minuti dopo la partenza scopriamo che i nostri biglietti non sono per stare seduti e un controllore ci ordina di alzarci, lo mando a quel paese ma mi alzo; dirlo prima no?
In 2 ore siamo ad Ayuttaya dove, appena fuori la stazione, noleggiamo un rinchio-motorinchio e partiamo per questi famosi templi antichi. Rovine a parte in questa cittá, che sembra più un paesetto, non c'e' nulla; ci rapinano sul pranzo (pro e contro del mangiare in locali veri) e dopo un po' i templi cominciano a sembrare tutti uguali; l'umidita in asia e' pazzesca e ci si stanca molto prima. Alle 6 rendiamo il rinchio e passiamo le 3 ore rimanenti in un locale con 2 francesi, uno dei quali e' un 30enne insegnante di chimica...
Prendiamo il treno che si presenta comodo con un'ora di ritardo e partiamo alla volta di Chiang Mai. Il treno notturno e' un'altra mia prima volta; data l'ora ci trasformano i sedili in letti appena entriamo non lasciandoci così grandi opzioni sul da farsi, io prendo il letto sopra ma tengo compagnia ad Annie per i 3 minuti che la separano dal coma profondo, poi chiudo le mie tendine e mi metto a leggere per un po'. I treni in asia non sono fatti considerando la mia altezza come media e va a finite che passo più tempo sveglio che altro.
Chang Mai e' un'altra storia rispetto a Bangkok, lo sento già dal primo momento, tutto si muove più lentamente, l'aria e' respirabile e, almeno mattina e sera, la temperatura e' vivibile. Dopo una decina di guest houses ci prendiamo una stanza subito fuori le mura della cittá storica, questa e' quella che e' considerata la vera capitale della thailandia da molti e il gioiello del nord da tutti gli altri.
La cittá in sè e' bella, questo non e' un paese che colpisce per la sua architettura ma non ci si può lamentare, la vita come visto da subito e' tutta un'altra cosa, tutti molto più simpatici e meno oppressivi nel farti salire sul loro taxi o vendetti un vestito. La vita qui e' veramente easy. Il primo giorno lo passiamo a zonzo per la cittá' tutto all'interno delle mura per apprezzare un paio di templi antichi e orientarci un po', io sono mezzo cadavere quindi ci concediamo un thai massage e a letto per le 10.
26 febbraio
Secondo giorno corso di cucina, dalle 9.30 alle 15 cuciniamo 6 piatti ciascuno, inclusa una gita al mercato per vedere tutte le verdure, le spezie e la frutta.
Mi cucino finalmente il pad thai come va fatto, degli involtini primavera più leggeri di quelli cinesi, un curry rosso, un manzo al curry, una zuppa al coconut milk e banane fritte; alle 16 quando ce ne andiamo sono agonizzante da quanto ho mangiato... La sera solito thai massage e giretto al mercato ma senza bere cmq si torna a casa presto.
27 febbraio
Terzo giorno noleggio scooter e gita al tempio del buddah d'oro (che scoperta sono quasi tutti d'oro), dato che il tempio e' in cima ad una montagna decidiamo di scendere dall'altro versante attraversando così una piantagione di caffè, il governo thai per combattere le coltivazioni d'oppio ha finanziato grandi piantagioni più legali. Un buon caffè con una vista spettacolare ci preparano per una discesa d'arrembaggio.
Così con il veicolo più sbagliato della storia affrontiamo la montagna; per fare circa 5km ci impieghiamo 1 ora e mezza ma alla fine, dopo aver passato dei paesaggi eccezionali, arriviamo ad un lago dove ci danno da mangiare dell'ottimo pesce in una sorta di zattera con il tetto.
La sera incontriamo Nivi e Steve che sono appena arrivati, i nostri viaggi continuano ad incrociarsi, andiamo a cena sul fiume e poi a fare un giro al mercato.
La Domenica mattina decidiamo di partire verso le 11, andiamo a fare colazione presto e decido di ricaricare il mio skype per fare in po' di telefonate: estraendo il portafoglio per pagare mi accorgo della mancanza della carta di credito, mi servono pochi secondi per ricostruire l'accaduto, ieri al mercato ho ritirato soldi all'atm ma non ho aspettato la carta e l'ho lasciata li, il non bere mi sembra che faccia più danni che altro, la mia corsa allo sportello e' inutile, l'atm e' fuori servizio e i commessi del market non parlano in inglese, il mio thai si limita a tre parole e non sono quelle che mi potrebbero aiutare.
Con un certo numero di telefonate scopro che la carta, se qualcuno non l'ha presa dopo di me, e' stata ritirata dalli sportello che si e' automaticamente bloccato e per motivi di sicurezza non può essere riconsegnata, in caso sia nello sportello verra' distrutta appena recuperata; chiamo Visa e la faccio annullare immediatamente poi vado alla polizia per i turisti a fare la denuncia e trovo un servizio incredibilmente efficiente, domande sensate e precise e il mio verbale in doppia lingua e' redatto molto più in fretta di uno italiano...
Partiamo con l'autobus delle 2 e per le 4.30 siamo a Chiang Rai (grande originalita' con i nomi...), cittá molto più piccolina nota più per i suoi dintorni che altro; l'albergo che la lonely planet consiglia ci viene detto chiuso e così finiamo in un altro, misero ma con la piscina; il tutto per il prezzo ridicolo di 200 bath a notte (circa 5€).
28 febbraio
Il giorno seguente ci noleggiamo una moto e partiamo all'avventura, un bel giro che ci prende tutta la giornata, capisco perché consiglino di prendere una moto, la vacanza cambia completamente... Corriamo lungo la linea che segna il confine con il Myanmar, noto anche come Burma o per quei 5 o 6 che hanno un'ottima idea della geografia Birmania;
militari che sorvegliano il confine ci dicono di andare tranquilli ma di non fermarci o scattare alcuna foto, molesto. Tutto bellissimo a parte il museo dell'oppio che e' chiuso di lunedi, ne sentivano parlare sin da phi phi. Passaggio al golden triangle punto d'incontro di 3 confini e poi indietro. Da Chiang Rai ci muoviamo il 24 direzione Laos, 2 ore e mezza per 70km in un bus probabilmente costruito a mano dai paesani, poi gitarella in barca per passare il fiume ed eccoci a sborsare sti 40€ di visto per 2 settimane, il Laos non comincia con il piede giusto.
Il paesetto dove passiamo la notte aspettando Nivi e Steve non e' altro che una strada, scegliamo la guest house meno peggio e dopo una cena alle 6.30 siamo a letto alle 9, la cittá e' deserta da un pezzo. Questo posto impronunciabile e' una tappa fissa perché da qui si parte sia per il Gibbon's che per il fiume. Ci svegliamo con i galli alle 4.30 e non chiudiamo più occhio. Alle 9 cambiamo guest house e andiamo in quella di fronte. Giornata più o meno inutile, c'è la ridiano tra noi perché non c'è altro da fare in attesa del giorno dopo; domani Gibbon experience!
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martedì 24 febbraio 2009
Golden Triangle
martedì 17 febbraio 2009
Una citta' confusa
Bangkok. Siamo qui da 3 giorni e devo dire che non sono esattamente soddisfatto; uno dei vantaggi del viaggiare impreprati (e disorganizzati) e' che non si ha la benche' minima idea di cosa aspettarsi, a volte va bene altre meno, in ogni caso sono esperienze.
Da dove cominciare? L'ultimo post pubblicato era a Prachuap Khirikan, paesetto di pescatori che, a parte la prima sera in cui ci hanno mezzo rapinato coi taxi e con l'albergo, si e' rivelato piacevole e rilassante. La mattina dopo ci siamo spostati verso il centro grazie al passaggio offertoci per 100 bath da una vecchietta con il suo motorino, poi abbiamo preso una stanza per meno della meta' della precedente e noleggiato un motorino nostro; da li in poi vita nuova, via noi a scorazzare in lungo e in largo tra mercati, templi e porticcioli; finiamo a pranzare con una signora che stava cucinando dei pesci non per venderli ma per i suoi (credo) colleghi, o cmq per qualcun altro, in ogni caso non ha voluto soldi e anche se non c'era nessuna comprensione tra le nostre lingue tutti sembravano contenti di averci lì.
Serata tranquilla tra altri mercati e a nanna verso le 11.
Il giorno dopo treno alle 10 verso Bangkok, spaventati dall'arrivare con il buio prendiamo l'unico treno dela mattina che pero' e' solo 3a classe e con i ventilatori rotanti gli odori a ora di pranzo erano uno spettacolo; il viaggio e' stato abbastanza insopportabile e soprattutto lunghissimo, arriviamo infatti alle 16.30 solo per trovare una ressa di tassisti urlanti per offrirci un passaggio; armato di stanchezza e insofferenza, chiedendomi come mai dopo che ho rifiutato i 50 davanti a lui un tassista continui ad offrirmi la stessa cosa, riesco a liberarmi degli abusivi e trovare un taxi vero. Saliamo a bordo e un tedesco ci chiede se si puo' unire alla corsa, andiamo nello stesso posto, perfetto!
Arriviamo a Kao San Rd verso le 5, questa e' la zona dei backpackers, e' pieno zeppo di guest house e non ci mettiamo molto a trovare una sistemazione, aria condizionata e tv per 400 bath non c'e' il bagno ne acqua calda ma per quei soldi...
dopo una doccia il mondo torna ad essere a colori e ci buttiamo in mezzo al caos della zona; tra magliette colorate e elefanti a fare lo show in mezzo alla strada le ore passano in fretta, alle 10 esausti siamo a letto.
Una cosa che non abbiamo provato e' il letto, durissimo da non riuscire a dormire oltre le 6.30, quindi la giornata di sabato comincia presto. Tutto il giorno, e dico tutto a camminare, la voglia di vedere la capitale e' tanta e la stanchezza praticamente non si sente, ci facciamo la ns zona (un nome impronunciabile) e chinatown, e in tutto il giorno non vediamo che mercati, negozi di base e templi, dopo un po' la cosa diventa ripetitiva e i tassisti ad ogni angolo non aiutano. Non che mi aspettassi (o volessi) una citta' europea ma qualche stimolo in piu' non guasterebbe, e' come se i thailandesi fossero divisi in due gruppi: quelli che cucinano e vendono cibo (la maggior parte in strada) e quelli che lo mangiano. ogni tanto c'e' qualcuno che lavora ma l'attivita' principale ruota sicuramente intorno al cibo. La lonely planet conferera' questa mia idea...
I templi sono molto strani, costruzioni relativamente semplici, se paragonate ad una ns chiesa, e non particolarmente attraenti per via dell'attivita' frenetica dei monaci: un rito molto importante e' prendersi cura del tempio quindi li riverniciano di continuo e i colori sono talmente sgargianti che stonano nel grigiore del resto della citta', sembra assurdo ma questa e' la mia impressione.
La sera una corsa in albergo per una doccia e poi taxi dall'altra parte della citta' per incontrare Nivi e Steve che sono appena arrivati. Cena e un giro a piedi nel quartiere a luci rosse, un casino allucinante al punto da dover scappare. Poi sul tetto di un albergo ultra lusso per un drink; non abbiamo considerato che il dress code non e' esattamente pantaloncini e maglietta e quindi ci danno dei vestiti piu' "adeguati" peccato che ne abbiamo pochi dele ns taglie e quindi mi danno dei pantaloni taglia 48, ci sto dentro 2 volte. Ottimo mojito al 60 piano e ottima serata come sempre in loro compagnia.
Tornando a casa il tassista ci frega e ci porta in giro per mezza citta' facendoci pagare ben piu' del doppio dell'andata.
Altra notte poco dormita e domenica si riparte, oggi andiamo ad un mercato a nord della citta', uno dei piu' grandi del sud est asiatico, qualcosa di inimmaginabile, vendono di tutto da mobili ad armature e animali, un cucciolo di golden ha rischiato di tornare a casa con me ma un bagliore di lucidita' mi ha fermato, ho avuto la possibilita' ma ho evitato di provare grilli, scarafaggi e vermi fritti, nonostante una signora me li offrisse serena; pomeriggio al fresco nella zona nuova della citta' tra i mille, immensi, centri commerciali.
Oggi giornata dedicata ai templi seri, visitiamo il palazzo reale e i suoi giardini, il Buddha di smeraldo, e il gigantesco Buddha disteso, 46 metri di statua, poi il caldo umido e la stanchezza arretrata ci spaccano le gambe e raggiungiamo Nivi e Steve per un po' di fresco. Alle 5 andiamo all'Oriental hotel per un hight tea, non avevo mai provato nulla del genere, mi sentivo come in un libro di Wilde, con i sandwich e i dolcetti, gli scones con cotted cream e marmellatine raffinate, accompagnate da un the' di selezione, il tutto in un ambiente da film... pazzesco. E' pazzesco anche il conto ma per fortuna siamo ospiti, i posti che stiamo vedendo con Nivi e Steve sono decisamente fuori dal percorso dei backpackers, ma il bello del non programmare nulla e' anche questo...
Strana questa citta', molto sporca e inquinata, con un traffico allucinante e un caldo insopportabile, direi quasi che non mi piaccia se non fosse per i suoi abitanti, i thai sono buonissimi, tassisti a parte (che cmq la peggio cosa che facciano e allungare il tragitto o farti fare una sosta una sosta nel negozio del cugino), sono persone squisite; pur non capendo nulla di quello che diciamo hanno sempre il sorriso, ridono delle facce che facciamo al primo assaggio dei loro piccantissimi piatti ma poi ci regalano le verdure e l'acqua per salvarci il palato; sono contenti di farsi fotografare e si stringono per farti sedere al loro tavolo; insomma gente deliziosa. Mi sfugge esattamente di cosa vivano, sono sul serio tutto il giorno in strada a mangiare, e milioni di loro cucinano le stesse cose a 10 metri l'uno dall'altro ma evidentemente funziona... abbiamo cambiato albergo e oggi dormiremo domani altro giro, altra corsa e speremo ben ah!
Mercoledi gita giornaliera alla citta' di Ayuttaya e poi treno notturno fino a Chang Mai, 40 euro di treno, spero almeno che si dorma molto bene, per 90 potevo avere l'aereo...
Da dove cominciare? L'ultimo post pubblicato era a Prachuap Khirikan, paesetto di pescatori che, a parte la prima sera in cui ci hanno mezzo rapinato coi taxi e con l'albergo, si e' rivelato piacevole e rilassante. La mattina dopo ci siamo spostati verso il centro grazie al passaggio offertoci per 100 bath da una vecchietta con il suo motorino, poi abbiamo preso una stanza per meno della meta' della precedente e noleggiato un motorino nostro; da li in poi vita nuova, via noi a scorazzare in lungo e in largo tra mercati, templi e porticcioli; finiamo a pranzare con una signora che stava cucinando dei pesci non per venderli ma per i suoi (credo) colleghi, o cmq per qualcun altro, in ogni caso non ha voluto soldi e anche se non c'era nessuna comprensione tra le nostre lingue tutti sembravano contenti di averci lì.
Serata tranquilla tra altri mercati e a nanna verso le 11.
Il giorno dopo treno alle 10 verso Bangkok, spaventati dall'arrivare con il buio prendiamo l'unico treno dela mattina che pero' e' solo 3a classe e con i ventilatori rotanti gli odori a ora di pranzo erano uno spettacolo; il viaggio e' stato abbastanza insopportabile e soprattutto lunghissimo, arriviamo infatti alle 16.30 solo per trovare una ressa di tassisti urlanti per offrirci un passaggio; armato di stanchezza e insofferenza, chiedendomi come mai dopo che ho rifiutato i 50 davanti a lui un tassista continui ad offrirmi la stessa cosa, riesco a liberarmi degli abusivi e trovare un taxi vero. Saliamo a bordo e un tedesco ci chiede se si puo' unire alla corsa, andiamo nello stesso posto, perfetto!
Arriviamo a Kao San Rd verso le 5, questa e' la zona dei backpackers, e' pieno zeppo di guest house e non ci mettiamo molto a trovare una sistemazione, aria condizionata e tv per 400 bath non c'e' il bagno ne acqua calda ma per quei soldi...
dopo una doccia il mondo torna ad essere a colori e ci buttiamo in mezzo al caos della zona; tra magliette colorate e elefanti a fare lo show in mezzo alla strada le ore passano in fretta, alle 10 esausti siamo a letto.
Una cosa che non abbiamo provato e' il letto, durissimo da non riuscire a dormire oltre le 6.30, quindi la giornata di sabato comincia presto. Tutto il giorno, e dico tutto a camminare, la voglia di vedere la capitale e' tanta e la stanchezza praticamente non si sente, ci facciamo la ns zona (un nome impronunciabile) e chinatown, e in tutto il giorno non vediamo che mercati, negozi di base e templi, dopo un po' la cosa diventa ripetitiva e i tassisti ad ogni angolo non aiutano. Non che mi aspettassi (o volessi) una citta' europea ma qualche stimolo in piu' non guasterebbe, e' come se i thailandesi fossero divisi in due gruppi: quelli che cucinano e vendono cibo (la maggior parte in strada) e quelli che lo mangiano. ogni tanto c'e' qualcuno che lavora ma l'attivita' principale ruota sicuramente intorno al cibo. La lonely planet conferera' questa mia idea...
I templi sono molto strani, costruzioni relativamente semplici, se paragonate ad una ns chiesa, e non particolarmente attraenti per via dell'attivita' frenetica dei monaci: un rito molto importante e' prendersi cura del tempio quindi li riverniciano di continuo e i colori sono talmente sgargianti che stonano nel grigiore del resto della citta', sembra assurdo ma questa e' la mia impressione.
La sera una corsa in albergo per una doccia e poi taxi dall'altra parte della citta' per incontrare Nivi e Steve che sono appena arrivati. Cena e un giro a piedi nel quartiere a luci rosse, un casino allucinante al punto da dover scappare. Poi sul tetto di un albergo ultra lusso per un drink; non abbiamo considerato che il dress code non e' esattamente pantaloncini e maglietta e quindi ci danno dei vestiti piu' "adeguati" peccato che ne abbiamo pochi dele ns taglie e quindi mi danno dei pantaloni taglia 48, ci sto dentro 2 volte. Ottimo mojito al 60 piano e ottima serata come sempre in loro compagnia.
Tornando a casa il tassista ci frega e ci porta in giro per mezza citta' facendoci pagare ben piu' del doppio dell'andata.
Altra notte poco dormita e domenica si riparte, oggi andiamo ad un mercato a nord della citta', uno dei piu' grandi del sud est asiatico, qualcosa di inimmaginabile, vendono di tutto da mobili ad armature e animali, un cucciolo di golden ha rischiato di tornare a casa con me ma un bagliore di lucidita' mi ha fermato, ho avuto la possibilita' ma ho evitato di provare grilli, scarafaggi e vermi fritti, nonostante una signora me li offrisse serena; pomeriggio al fresco nella zona nuova della citta' tra i mille, immensi, centri commerciali.
Oggi giornata dedicata ai templi seri, visitiamo il palazzo reale e i suoi giardini, il Buddha di smeraldo, e il gigantesco Buddha disteso, 46 metri di statua, poi il caldo umido e la stanchezza arretrata ci spaccano le gambe e raggiungiamo Nivi e Steve per un po' di fresco. Alle 5 andiamo all'Oriental hotel per un hight tea, non avevo mai provato nulla del genere, mi sentivo come in un libro di Wilde, con i sandwich e i dolcetti, gli scones con cotted cream e marmellatine raffinate, accompagnate da un the' di selezione, il tutto in un ambiente da film... pazzesco. E' pazzesco anche il conto ma per fortuna siamo ospiti, i posti che stiamo vedendo con Nivi e Steve sono decisamente fuori dal percorso dei backpackers, ma il bello del non programmare nulla e' anche questo...
Strana questa citta', molto sporca e inquinata, con un traffico allucinante e un caldo insopportabile, direi quasi che non mi piaccia se non fosse per i suoi abitanti, i thai sono buonissimi, tassisti a parte (che cmq la peggio cosa che facciano e allungare il tragitto o farti fare una sosta una sosta nel negozio del cugino), sono persone squisite; pur non capendo nulla di quello che diciamo hanno sempre il sorriso, ridono delle facce che facciamo al primo assaggio dei loro piccantissimi piatti ma poi ci regalano le verdure e l'acqua per salvarci il palato; sono contenti di farsi fotografare e si stringono per farti sedere al loro tavolo; insomma gente deliziosa. Mi sfugge esattamente di cosa vivano, sono sul serio tutto il giorno in strada a mangiare, e milioni di loro cucinano le stesse cose a 10 metri l'uno dall'altro ma evidentemente funziona... abbiamo cambiato albergo e oggi dormiremo domani altro giro, altra corsa e speremo ben ah!
Mercoledi gita giornaliera alla citta' di Ayuttaya e poi treno notturno fino a Chang Mai, 40 euro di treno, spero almeno che si dorma molto bene, per 90 potevo avere l'aereo...
giovedì 12 febbraio 2009
In mezzo ai turisti
Ed eccoci qua, sono appena sveglio e riposato non come ieri che ero cadavere stanco da una serata di festa passata su tutta una serie di trasporti non esattamente comodi.
Ieri abbiamo lasciato sta phi phi island che, si fighissima, ma sembrava di essere alla standa; innondata di turisti il cui unico interesse e' farsi le foto in spiaggia da mettere in soggiorno. Prendiamo il traghetto delle 9 per viaggiare con degli orari umani, inutile dire che ogni tentativo di pianificare qualcosa e' da abbandonare, cmq raggiungiamo la stazione degli autobus in tempo, ci usano per un po' come palline da tennis tra una biglietteria ed un'altra ma riusciamo a comprare il biglietto senza farci spennare troppo (cmq 30 dollari per 2a classe de bus) così alle 12.30 partiamo. Il viaggio e' lento e scomodo ma il paesaggio fuori dal finestrino si fa apprezzare, peccato che il sole tramonti alle 18.30 e che poi non si veda più nulla... L'aria condizionata ci congela ma sopravviviamo anche a questo e dopo sole 11 ore di viaggio arriviamo. All'arrivo siamo nel nulla, e due bianchi con una lonely planet in mano alle 11.30 di sera non ci mettono molto ad attirare l'attenzione dei tassisti. Il dialogo e' inesistente e l'unica cosa che riusciamo a fargli capire e' hotel e Ao Mein (zona a nord della cittá) neanche a dire ci caricano su 2 motorini e siamo in viaggio; invece dei 3 minuti che pensavo sono 15 comodi e quando arriviamo tutti gli alberghi hanno i cancelli chiusi, i tassisti si attaccano ai clacson dei motorini e dopo poco esce un gestore assonnato ma sempre molto molto gentile. Perfino i tassisti rapinandoci sul prezzo sono simpatici, ci chiedono 400 bath, circa 20 dollari, che da li fa ridere stando qui sembra una follia, cmq non abbiamo accordato un prezzo prima e paghiamo. La stanza ci costa 800 quindi anche se siamo andato via dal fulcro del turismo i prezzi non sono scesi poi tanto, speriamo che le cose cambino...
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Ieri abbiamo lasciato sta phi phi island che, si fighissima, ma sembrava di essere alla standa; innondata di turisti il cui unico interesse e' farsi le foto in spiaggia da mettere in soggiorno. Prendiamo il traghetto delle 9 per viaggiare con degli orari umani, inutile dire che ogni tentativo di pianificare qualcosa e' da abbandonare, cmq raggiungiamo la stazione degli autobus in tempo, ci usano per un po' come palline da tennis tra una biglietteria ed un'altra ma riusciamo a comprare il biglietto senza farci spennare troppo (cmq 30 dollari per 2a classe de bus) così alle 12.30 partiamo. Il viaggio e' lento e scomodo ma il paesaggio fuori dal finestrino si fa apprezzare, peccato che il sole tramonti alle 18.30 e che poi non si veda più nulla... L'aria condizionata ci congela ma sopravviviamo anche a questo e dopo sole 11 ore di viaggio arriviamo. All'arrivo siamo nel nulla, e due bianchi con una lonely planet in mano alle 11.30 di sera non ci mettono molto ad attirare l'attenzione dei tassisti. Il dialogo e' inesistente e l'unica cosa che riusciamo a fargli capire e' hotel e Ao Mein (zona a nord della cittá) neanche a dire ci caricano su 2 motorini e siamo in viaggio; invece dei 3 minuti che pensavo sono 15 comodi e quando arriviamo tutti gli alberghi hanno i cancelli chiusi, i tassisti si attaccano ai clacson dei motorini e dopo poco esce un gestore assonnato ma sempre molto molto gentile. Perfino i tassisti rapinandoci sul prezzo sono simpatici, ci chiedono 400 bath, circa 20 dollari, che da li fa ridere stando qui sembra una follia, cmq non abbiamo accordato un prezzo prima e paghiamo. La stanza ci costa 800 quindi anche se siamo andato via dal fulcro del turismo i prezzi non sono scesi poi tanto, speriamo che le cose cambino...
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mercoledì 11 febbraio 2009
Non sono babbo Natale
Oh oh oh! Ok non sono babbo Natale ma sono contento quanto lui cmq.
Quinto giorno in thailandia, e forse con oggi cominciamo a fare il
nostro giro sul serio. Le prime due notti le abbiamo passte a phuket,
isola a sud caratterizzata da turisti turisti turisti. E'
praticamente una lignano solo dall'altra parte del mondo; decidiamo di saltare
la spiaggia a pie' pari ( chi ha voglia di andare in spiaggia a
lignano in luglio???) e andiamo a visitare la cittá, e' più che altro un
paesetto dove l'economia gira esclusivamente intorno a questa
strana gente che continua a chiedere cose stupide ma spende i propri soldi.
il centro vero ha pochi negozi, generalmente sono per i locali quindi
si e' tempestati da tassisti che in maniera simpaticamente
aggressiva ti offrono un passaggio al mercato o a vedere il grande Buddha (mi
e' sfuggito che cosa sia in quanto la lonely planet non ne parla, ma
credo sia una sorta di antenna camuffata). Impariamo a declinare
l'offerta e ci avventuriamo a piedi per l'intera giornata,
mattinata a phuket town e pomeriggio a patong (la vera lignano); poi tra cocktails
nel locale delle harley e giro in motorino la giornata finisce in
fretta. la stanza che abbiamo prenotato e' modesta ma ha tutto
quello che ci serve, peccato solo che l'aria condizionata faccia in casino terribile.
2 giorni dopo il nostri arrivo partiamo per la gita a phi phi island,
mezz'ora di pulmino e 2 ore di traghetto ci bastano per arrivare in paradiso; spiagge bianchissime e un mare da cartolina, peccato che
tutto il mondo lo sappia e sia giá qui. Una delle due isole e' il
posto dove hanno girato the beach e i poster di Di Caprio sono
dappertutto, probabilmente e' l'unico paese dove si ricordi
quel film.
Anche qui sembra di essere a lignano soprattutto perché il numero di
italiani e' notevole, riusciamo però a trovare un posto in spiaggia
non troppo affollato e li rimaniamo. Il secondo giorno ci imbarchiamo
per un giro delle due isole con snorkeling e pranzo in Spiaggia; i
pesci che vediamo sono incredibili e le scimmie libere in spiaggia
sono parecchio divertenti; restiamo in varca fino al tramonto e poi
distrutti a casa. Il terzo giorno stufi di non avere L'aria
condizionata, non e'una cosa da cagoni ma, senza, le zanzare si
decuplicano di numero, cambiamo albergo e passiamo tutta la giornata a
ciondolarci in piscina (in spiaggia). Per quel che riguarda il cibo
siamo piuttosto bravi, evitiamo accuratamente i posti turistici
preferendo invece i mercati e i ristoranti improvvisati, in genere il
nostro criterio di scelta segue l'idea che quanto più e'
spartano tanto più e' vero, infatti ci ritroviamo a mangiare con i locali
senza avere nessuna forma di menu e ricevendo spesso piatti piccantissimi ma
economici e molto buoni.
Cmq turisti a parte questo paese e' bellissimo, oggi ritorniamo a
phuket (sto scrivendo dal traghetto) e da li ci muoviamo verso nord
direZione Prachuap, probabilmente l'ultima cittá sulla costa per un
bel pezzo, dovrebbe essere meno turistica, vedremo...
Quinto giorno in thailandia, e forse con oggi cominciamo a fare il
nostro giro sul serio. Le prime due notti le abbiamo passte a phuket,
isola a sud caratterizzata da turisti turisti turisti. E'
praticamente una lignano solo dall'altra parte del mondo; decidiamo di saltare
la spiaggia a pie' pari ( chi ha voglia di andare in spiaggia a
lignano in luglio???) e andiamo a visitare la cittá, e' più che altro un
paesetto dove l'economia gira esclusivamente intorno a questa
strana gente che continua a chiedere cose stupide ma spende i propri soldi.
il centro vero ha pochi negozi, generalmente sono per i locali quindi
si e' tempestati da tassisti che in maniera simpaticamente
aggressiva ti offrono un passaggio al mercato o a vedere il grande Buddha (mi
e' sfuggito che cosa sia in quanto la lonely planet non ne parla, ma
credo sia una sorta di antenna camuffata). Impariamo a declinare
l'offerta e ci avventuriamo a piedi per l'intera giornata,
mattinata a phuket town e pomeriggio a patong (la vera lignano); poi tra cocktails
nel locale delle harley e giro in motorino la giornata finisce in
fretta. la stanza che abbiamo prenotato e' modesta ma ha tutto
quello che ci serve, peccato solo che l'aria condizionata faccia in casino terribile.
2 giorni dopo il nostri arrivo partiamo per la gita a phi phi island,
mezz'ora di pulmino e 2 ore di traghetto ci bastano per arrivare in paradiso; spiagge bianchissime e un mare da cartolina, peccato che
tutto il mondo lo sappia e sia giá qui. Una delle due isole e' il
posto dove hanno girato the beach e i poster di Di Caprio sono
dappertutto, probabilmente e' l'unico paese dove si ricordi
quel film.
Anche qui sembra di essere a lignano soprattutto perché il numero di
italiani e' notevole, riusciamo però a trovare un posto in spiaggia
non troppo affollato e li rimaniamo. Il secondo giorno ci imbarchiamo
per un giro delle due isole con snorkeling e pranzo in Spiaggia; i
pesci che vediamo sono incredibili e le scimmie libere in spiaggia
sono parecchio divertenti; restiamo in varca fino al tramonto e poi
distrutti a casa. Il terzo giorno stufi di non avere L'aria
condizionata, non e'una cosa da cagoni ma, senza, le zanzare si
decuplicano di numero, cambiamo albergo e passiamo tutta la giornata a
ciondolarci in piscina (in spiaggia). Per quel che riguarda il cibo
siamo piuttosto bravi, evitiamo accuratamente i posti turistici
preferendo invece i mercati e i ristoranti improvvisati, in genere il
nostro criterio di scelta segue l'idea che quanto più e'
spartano tanto più e' vero, infatti ci ritroviamo a mangiare con i locali
senza avere nessuna forma di menu e ricevendo spesso piatti piccantissimi ma
economici e molto buoni.
Cmq turisti a parte questo paese e' bellissimo, oggi ritorniamo a
phuket (sto scrivendo dal traghetto) e da li ci muoviamo verso nord
direZione Prachuap, probabilmente l'ultima cittá sulla costa per un
bel pezzo, dovrebbe essere meno turistica, vedremo...
domenica 8 febbraio 2009
Australia arrivederci
La settimana scorsa l'abbiamo passata da Nivi e Steve, probabilmente la settimana piu' easy della mia vita. Sveglia intorno alle 730 per una corsetta da Clovelly a Coogee con Chilli, la Labradorina nera che, se pur preferirebbe una tranquilla passeggiata, non si tira mai indietro e corre per tutti i 40 minuti che le chiedo ogni mattina.
Poi, al mio ritorno, doccia in giardino e colazione preparata da quell'angelo di Annie, anche Steve ha fatto il suo per le colazioni ma chiamarlo angelo mi sembra troppo. Quindi con tutta calma cominciare le attivita' della giornata che sono vatriate dal preparare scatole da spedire a casa, vendita di cianfrusaglie inutili su ebay e letture in divano, il tutto senza troppo stress; verso la fine della settimana abbiamo cominciato a caricare un container con le cose che Nivi e Steve lasciano in Oz durante i loro 7 mesi di viaggio, tutto cmq sempre senza stress.
Giostrandomi tutto tra gli ultimi 6 o 7 minuti sono riuscito a presentare i moduli per il mio taxback e vedremo quando e quando mi ridaranno, per il momento non so nulla, posso solo sperare...
Questra settimana oltre che molto rilassante e' stata ottima anche per le cene, non abbiamo mangiato a casa mai, ogni singola sera c'era qualcuno da salutare, domenica party organizzato da Nivi con piu' di 20 invitati, cena spettacolo come sempre ma missione "finire le risrve di vino" fallita; lunedi ex capi di Annie + Sean, disperato che partiamo e' arrivato al punto di considerare il salire su un aereo pur di venirci a trovare, non che dall'Australia uno abbia molte alternative ma sembrerebbe un ostacolo enorme per lui. Martedi cena pazzesca al Jazushi, ristorante giapponese (facilmente intuibile dal nome) che propone musica Jazz dal vivo, io e Annie ci siamo tolti qualche sfizio per vivere un po' Sydney con uno spirito diverso da quello dei due lavoratori sottopagati che abbiamo fatto negli ultimi mesi. Mercoledi Glenn Natasha e Jesse, soliti drinks al bourbon e cena thai in kings cross, serata semplice ma piacevole; infine arriva giovedi con cena su invito di Nivi al Rise, altro ristorante giapponese ma... spettacolo, non si puo' dire altro.
Venerdi partenza e adesso Phuket ma questa e' un'altra storia... sono stanco e l'Australia e' finita, che robe, ma non sono arrivato l'altro ieri???
Poi, al mio ritorno, doccia in giardino e colazione preparata da quell'angelo di Annie, anche Steve ha fatto il suo per le colazioni ma chiamarlo angelo mi sembra troppo. Quindi con tutta calma cominciare le attivita' della giornata che sono vatriate dal preparare scatole da spedire a casa, vendita di cianfrusaglie inutili su ebay e letture in divano, il tutto senza troppo stress; verso la fine della settimana abbiamo cominciato a caricare un container con le cose che Nivi e Steve lasciano in Oz durante i loro 7 mesi di viaggio, tutto cmq sempre senza stress.
Giostrandomi tutto tra gli ultimi 6 o 7 minuti sono riuscito a presentare i moduli per il mio taxback e vedremo quando e quando mi ridaranno, per il momento non so nulla, posso solo sperare...
Questra settimana oltre che molto rilassante e' stata ottima anche per le cene, non abbiamo mangiato a casa mai, ogni singola sera c'era qualcuno da salutare, domenica party organizzato da Nivi con piu' di 20 invitati, cena spettacolo come sempre ma missione "finire le risrve di vino" fallita; lunedi ex capi di Annie + Sean, disperato che partiamo e' arrivato al punto di considerare il salire su un aereo pur di venirci a trovare, non che dall'Australia uno abbia molte alternative ma sembrerebbe un ostacolo enorme per lui. Martedi cena pazzesca al Jazushi, ristorante giapponese (facilmente intuibile dal nome) che propone musica Jazz dal vivo, io e Annie ci siamo tolti qualche sfizio per vivere un po' Sydney con uno spirito diverso da quello dei due lavoratori sottopagati che abbiamo fatto negli ultimi mesi. Mercoledi Glenn Natasha e Jesse, soliti drinks al bourbon e cena thai in kings cross, serata semplice ma piacevole; infine arriva giovedi con cena su invito di Nivi al Rise, altro ristorante giapponese ma... spettacolo, non si puo' dire altro.
Venerdi partenza e adesso Phuket ma questa e' un'altra storia... sono stanco e l'Australia e' finita, che robe, ma non sono arrivato l'altro ieri???
venerdì 30 gennaio 2009
Rientro a casa
Siamo ancora a Shepparton, lunedi mattina giorno dell’australian day, alle 10 dopo lunghi saluti ci rimettiamo in viaggio, sara’ la tappa piu’ breve dalla partenza. 23 km a est di Shepparton la seconda ruota posteriore salta, questa volta a differenza della foratura del giorno prima, la gomma esplode, lasciandoci nel nulla con una ruota saltellante. Grazie al mio potente GPS (io amo il mio telefono) scopro che non ha senso continuare in avanti, e dopo una telefonata al soccorso stradale che ci chiede 300 soldi per venirci a prendere, decido che 20 km senza una gomma non sono poi molti. Durante il nostro lento ritorno verso la citta’ una macchina si ferma per vedere se abbiamo bisogno di aiuto e cosi’ incontriamo Giuliano, italiano trapiantato nel 1970 quando a 15 anni ha lasciato Pulfero (Tolmezzo) con la famiglia in cerca di nuova vita.
Giuliano ci invita a casa sua dove ci offre salame fatto in casa, polenta e pomodori sott’olio, se non fosse per la birra al posto del vino, sarebbe una vera e propria osmizzata, ma dopo l’aver assaggiato il vino fatto in casa la birra guadagna molti punti… Per spiegare quel vino credo che la descrizione potrebbe essere: da 0 a mal di testa, in meno di mezz’ora.
Cmq andiamo a recuperare Efrem e passiamo da lui l’intero pomeriggio, ha anche la piscina… verso le 6 salutiamo e sempre senza una ruota ci avventuriamo verso l’albergo; la serata non e’ molto diversa da quella precedente. La mattina mi avventuro nel traffico di Shepparton fino dal gommista che praticamente mi aspetta su telefonata di Giuliano, ovviamente gomme della misura maggiolino non c’e’ ne sono, ne nuove ne tantomeno usate (ci speravo parecchio), qui le macchine sono mediamente 4.0L e le gomme sono tutte piu’ larghe delle nostre, quindi la misura che serve a noi e’ decisamente rara; il gommista dopo 20 telefonate ci dice che potrebbe averle per l’indomani. L’alternativa che suggerisco e’ una gomma 2 cm piu’ larga, che so per esperienza starci, ci fa le 2 gomme a 220 soldi e data l’assenza di alternative paghiamo.
Salutiamo per la terza volta Efrem e partiamo, questa volta in maniera definitiva; viaggiamo verso sud est fino alla snow road, dove attraversiamo Oaxley e Milawa ed entriamo nella regione dei vini, compriamo formaggi locali e con la frutta di Annie ci faccciamo un super pranzo in una winery in collina, dove facciamo anche un po’ di degustazione.
Passiamo per Bright che doveva essere la nostra sosta, ma non piacendoci decidiamo di andare ancora un po’ avanti fino a Mt Beauty dove ci prendiamo il solito Hotel per i soliti 90 soldi, qui di ostelli non se ne parla nemmeno piu’… una nuotata nel fiume e un giro in macchina su per la montagna occupano il ns pomeriggio, la sera, esausti, dvd a letto.
Mercoledi muoviamo verso nord, direzione Beechworth, citta’ della corsa all’oro durante l’altro secolo, fa ridere come considerino questa una citta’ storica, non esisteva nemmeno prima del 1850. Continuiamo fino a Rutherglen dove arriviamo per le 2, vogliamo trovare dove dormire e andare in winery quanto prima per un vero giro; ovviamente 90 soldi per l’hotel, tuffo in piscina per rinfrescarsi da questi 44 gradi che ci stanno cuocendo, e via alla ricerca dei vini. Oggi ci facciamo una vera degustazione, seguendo i consigli della simpatica signora che ci spiega cosa cercare e cosa ascoltare in ogni vino, un’esperienza bellissima.
Alla fine ci compriamo una bottiglia con un nome irricordabile e andiamo per un pranzetto lungo il fiume, dove 5 o 6 tartarughe si fanno vedere aspettando cibo. La sera di nuovo bagno in piscina e di nuovo cena in camera piu’ dvd, col buio in questi posti non c’e’ molto da fare.
Giovedi mattina alle 8.30 l’afa e’ gia’ schiacciante, dopo una settimana cosi’ uno comincia a cedere e cosi’, dato che la zona dei vini e’ praticamente finita, e non ci resta molto da vedere, se non altri 4000km in ogni direzione di colline brulle con alberelli qua e la; decidiamo di partire verso Sydney senza pero’ pianificare troppo la velocita’ del rientro. Sono le 10 quando partiamo e siamo a 600 km da casa, il maggiolino si dimostra una vera spada e corre felice lungo queste lingue infuocate che continuano a salire e scendere. 570, 500, 420, 380, i km continuano a scendere e il maggiolino continua ad andare, man mano che i km scendono le temperature migliorano e la vegetazione aumenta, l’unica cosa che peggiora e’ il traffico; in NSW non sanno guidare, non c’e’ nulla da fare. Durante il viaggio ci fermiamo per un pranzo veloce, con l’ultima delle Pie comprate a Rutherglen nel posto piu’ famoso d’Australia per questi tortini, e un bagno in una piscina letteralmente nel nulla.
Tocchiamo Sydney verso le 6, increduli di come questa nostra vecchia macchina si sia comportata quest’oggi, meriterebbe un premio ma purtroppo ho delle difficolta’ a darle dei biscotti.
Adesso siamo da Nivi e Steve dove rimarremo per il resto della settimana fino alla partenza per la Thailandia, Sydney ha un’altra temperatura, decisamente piu’ vivibile…
Il ns road trip e’ quindi finito dopo 20 giorni, un premio al maggiolone che andrebbe riportato a casa, sto aspettando un preventivo per il trasporto…
lunedì 26 gennaio 2009
L'inizio del ritorno
Australian day, giorno della festa di non si sa cosa, non c’e’ un solo australiano che sia in grado di dire cosa esattamente si festeggi oggi…
Il sabato ripartiamo da una Apollo Bay nuvolosa, dove abbandono la mia ora di noleggio tavola pagata, ma nemmeno l’istinto del surf riesce a calmare i miei crampi, cosi’ mentre io vado a fare benzina, Annie mi compra delle pastiglie per calmare almeno quelli, poi si riparte.
Siamo di nuovo sulla great ocean road, e attraversiamo subito il parco naturale che ne disegna il punto piu’ basso, quindi da quando torniamo sul mare comincia la risalita verso nord. Oggi la giornata e’ diversa, non siamo fortunati come il giorno prima, il cielo e’ mezzo nuvoloso e c’e’ vento forte, la cosa e’ anche bella a livello paesaggististico, crea delle onde incredibili, ma e’ una tortura per la mia pancia e ci obbliga a tenere il tetto montato, togliendo parte della bellezza del viaggio in maggiolino. Ci facciamo i 12 apostoli, a Loch and Gorge, the Arch e il London bridge, piu’ altre 527 spiagge che meriterebbero altrettanta considerazione, poi pranzo a Port Campbell e una volta finita la strada sulla costa, decidiamo di non continuare fino a Warrnambool come da progetto, ma di girare nell’entroterra e cercando zone meno ventose cominciare il ritorno. Tra pannocchie e mucche risaliamo fino a Colac dove avevamo deciso di fermarci, ma la citta’ e’ talmente deprimente che scappiamo; prima di ripartire cerchiamo un po’ di refrigerio sulle rive del lago ma quando ci arriviamo lo troviamo completamente prosciugato e il livello della vegetazione lascia intuire che non e’ successo di recente… la societa’ di canottieri senza l’acqua meriterebbe una foto, ma c’e’ gia’ della gente che ci sta guardando male e non mi sembra il caso di andarsele a cercare.
La citta’ dopo non migliora di molto e quindi tiriamo fino a Geelong, dove arriviamo verso le 7; cominciamo a chiamare ostelli e motel per continuare a sentirci dire che e’ tutto prenotato (l’Australian Day rappresenta l’ultima vacanza prima di pasqua quindi tutti gli australiani sono in giro), quando al telefono un pub ci dice che ha posto in dormitorio per 20 a testa, o una doppia per 50, la accettiamo all’istante; ovviamente e’ il il posto piu’ brutto del mondo. La stanza di 2 metri per 3, ha un letto a castello e uno sgabello, i letti sono ancora con le lenzuola degli ultimi che ci hanno dormito (o che sono morti li a scelta), e la donna che ci mostra la stanza comincia a toglierle mentre ci blatera qualcosa di incomprensibile, poi ci da’ delle lenzuola pulite (molto alla buona) e siccome ci mancava un cuscino entra nella stanza di qualcun altro e lo ruba da un letto… bellissimo!
La notte in realta’ la dormiamo anche bene e il giorno dopo freschi e riposati siamo pronti alla ripartenza, una colazione in centro in uno dei pochi posti aperti e una mezz’ora a scrocco in libreria a consultare mappe e decidere iteninerari, decidiamo di tirare dritti fino a Shepparton, circa 2 ore a nord di Melbourne, questo e’ il posto dove qualche giorno fa Annie ha spedito Efrem, per poi riscendere seguendo i vini e i cibi.
Arriviamo il pomeriggio di domenica con un caldo incredibile, durante il tragitto in autostrada buchiamo una gomma, viene cambiata in meno di 5 minuti, ma in quel breve lasso di tempo ci suonano il clacson in 170, il perche’? mistero…
A Shepparton ci troviamo una stanza in un hotel per 90 soldi, i posti piu’ economici sono tutti presi dai backpackers in cerca di lavoro, ma cmq di dormire in un dormitorio proprio non c’e’ voglia. Il nostro albergo ha la piscina e una volta contattato Efrem ne apprafittiamo all’istante; lui, neanche farlo apposta, sta a due numeri di distanza sulla stessa strada, arriva quindi in 30 secondi.
La sera andiamo fuori in cerca della vera vita del paese, che pero’ si spegne con la chiusura del supermercato, di gran lunga il posto con piu’ gente. Ci rifugiamo a casa davanti al nostro super televisore, che senza le valvole mi sembra un concentrato di tecnologia avanzatissimo, verso le 11 ci spegnamo, Efrem promette di tornare alle 8 di mattina per i saluti ufficiali e cosi’ le luci si spengono.
Come da promessa lunedi mattina Efrem bussa alla ns porta per l’ora di colazione, passiamo ancora un paio d’ore assieme e poi verso le 10 baci e abbracci, non ci dovremmo piu’ vedere per un bel pezzo.
sabato 24 gennaio 2009
Great ocean road coi crampi
Dove eravamo rimasti? Eravamo a Melbourne con Efrem senza piu’ soldi che restava in ostello tutto il giorno (perche’ non adasse in giro per il centro e tornasse li a mangiare non capiremo mai) e noi tre che andavamo in giro a caso come dei bravi turisti, bramosi di vedere quanto piu’ possibile, senza capire poi molto (non che ci sia tantissimo da capire). Mercoledi partiamo per un giro a Chapel St dove, tra negozi di abbigliamento retro’ e stilisti moderni, passiamo la mattinata; riceviamo una telefonata in risposta ad un mio annuncio su Gumtree e mi offrono un iPhone 16gb a 600 soldoni, comprato!
Il pomeriggio lo passiamo a St Kilda, la zona balneare di Melbourne, dove incontriamo Bea (la ragazza che era in vacanza con Annie in dicembre); ci porta in giro per un gelato e un paio di birre qua e la, poi verso sera ci da’ un passaggio indietro e ci suggerisce un posto per la cena e uno per il dopo.
Decidiamo di ascoltarla e morenti dalla fame entriamo in questa dumpling house (casa del raviolo) in mezzo a china town, non l’avessimo mai fatto… iperaffollato e con meta’ degli ingedienti esauriti ci servono una cena (che praticamente ci obbligano ad ordinare) a dir poco terribile; io ordino troppo e grazie a Dio lascio meta’ nel piatto, scappiamo il prima possibile per tornare nella civilta’, non voglio piu’ sentir parlare di cinese per un bel pezzo…
Il locale che ci ha suggerito Bea e’ invece molto carino, cosi’ chiaccherando con uno Sean finalmente sorridente, ci passiamo un bel paio d’ore; dato il macigno sullo stomaco decido invece di bere birra di provare con una sorta di digestivo e, considerando che io e gli amari non andiamo affatto d’accordo, opto per Jaegermaisster (diciamo piu’ di uno…).
Siamo di ritorno all’ostello per mezzanotte, con Sean che dopo aver passato 9 dei 10 giorni col muso, adesso e’ l’uomo piu’ contento del mondo e non vuole tornare a casa. Efrem non risponde ma lo troviamo nel bar la sotto, come prima cosa ci dice di non aver speso nemmeno un soldo, poi dopo averci visto rilassati ci presenta i tedeschi che ha conosciuto; passano ancora un paio d’ore prima che andiamo a letto e verranno spese in quel bar.
La notte e’ un inferno, mi alzo alle 6 con una necessita’ incredibile del bagno, ho crampi fortissimi che non mi faranno piu’ dormire e quando decido di alzarmi sento dolori ovunque; il resto della giornata non migliora, e’ l’ultimo giorno che siamo tutti assieme e io sono totalmente ko; Annie e’ stufa di dire cosa fare a Efrem e cosi’ prende posizione, comincia a fare telefonate per il vari posti di fruit picking della zona, al momento non c’e’ nulla ma le notizie sono che la stagione comincia in una settimana; gli prenota e paga un biglietto su un autobus per la sera stessa, direzione nord a 3 ore dalla citta’, per un paese che vive di backpackers in cerca di lavoro, li gli trova un ostello che offre un letto e 3 pasti per 25 soldi al giorno e dove dovrebbero trovargli da fare. La cosa li tiene via fino alle 11.30 nel frattempo io e Sean ci occupiamo dello scambio delle foto e io sblocco iPhone (neanche a dire ho fatto un casino, del resto uno dovrebbe essere a casa e lucido prima di mettersi a fare una cosa del genere).
Verso la mezza vado a prendere la macchina, la carichiamo e per la prima volta in giorni c’e’ uno spazio vivibile, poi dopo saluti e abbracci ai due pazzi io e Annie partiamo. Mi ci vorranno un paio d’ore prima di realizzare che c’e’ una remota possibilita’ che io non veda piu’ Efrem per un bel pezzo, e l’ho salutato con mal di testa e crampi in pancia… che disastro.
Viaggiamo verso est e raggiungiamo Torquay a meta’ pomeriggio, questa e’ la citta’ che segna l’inizio della great ocean road (il motivo per cui sono voluto venire fino quaggiu’), io sto morendo dal mal di pancia. Data la carenza di stanze e i prezzi eccessivi degli ostelli (40 soldi a testa per un letto a castello in camerata) ci prendiamo un b&b, che saranno si 140$ a notte, ma con l’idromassaggio in camera, un letto vero e una super colazione la mattina.
La sera sto ancora male (credo di aver avuto anche febbre) ma la notte riesco a dormirla sereno, tanto che la mattina penso di essere guarito, sara’ il bagno a smentirmi. Ripartiamo verso le 10.30 e cominciamo finalmente questa famosa strada lungo l’oceano, capire perche’ sia famosa non e’ difficile, se tutte le strade fossero’ cosi’ la gente sarebbe molto piu’ contenta di stare in macchina; alberi altissimi e sanissimi, con colline di boschi che si estendono a perdita d’occhio, da un lato e spiagge con un mare stupendo e onde vere dall’altro. Ci fermiamo per una sosta d’obbigo a Bell’s beach, tappa del campionato del mondo di surf, ad osservare le onde e come i surfisti provino a dominarle; non credo io arrivero’ mai a quel livello…
Il nostro viaggio continua fino ad Apollo Bay (che nomi ah? Improvvisamente i nomi sulle mie vecchie magliette hanno un senso), dove ci prendiamo l’unica stanza disponibile e corriamo in spiaggia, nonostante il mal di pancia non resisto e mi noleggio una tavola; ah si, abbiamo rischiato di comprarne una usata strada facendo, Annie invece di farmi da coscienza e ricordarmi che ho pochi soldi mi supporta e mi incita ma non c’era verso di farla stare con il tetto chiuso…
Dopo un’ora in acqua sono un ghiacciolo, capisco perche tutti usino la muta, rendo la tavola e mi accordo per riprenderla domani mattina ( ho pagato in anticipo per due ore) poi a casa di corsa per una doccia calda. La sera a casa tranquilli con un filmetto in tv (abbiamo una tv a valvole, per cambiare canale c’e’ un selettore tipo lavatrice) e nonostante io non abbia fame mi sforzo di mangiare due uova, e’ il primo cibo solido dalla cena cinese. La notte non e’ andata affatto bene, mi sono alzato in direzione bagno almeno 4 volte e non sono freschissimo, andiamo a rendere le chiavi e poi credo che potrei cercare una farmacia; finalmente siamo in vacanza io ed Annie dove volevame essere e io sto male, no se pol…
mercoledì 21 gennaio 2009
se sei stanco i post vengono noiosi...
Secondo giorno nella capitale di Victoria, secondo giorno di questa citta’ cosi’ lontana da Sydney. Questa Melbourne mi appare leggermente diversa da quella vista in settembre, potra’ sembrare strano ma l’esserci gia’ stati rende le cose un pelo meno emozionanti… Il punto e’ che, come a Sydney, ci sono zone in cui tutta la vita e’ concentrata circondate poi da km di case e negozi di base; probabilmente e’ cosi’ in tutto il mondo, ma la cosa sminuisce lo spirito con cui vedo questa bellissima citta’…
Ieri siamo arrivati verso l’ora di pranzo, con Sean che teneva un po’ il muso perche’ il giorno prima non lo abbiamo fatto sbronzare (nulla di eccessivo cmq, fa il bambino ma non si lamenta), scarichiamo i nostri bagagli in uno degli ostelli piu’ brutti del mondo, ma in estate con due giorni d’anticipo e pochi soldi a disposizione non si puo’ sperare molto di meglio; siamo in 3 in una stanza da 6 e uno in un’altra stanza simile, questa e’ la disposizione migliore che riusciamo a d ottenere, la terza notte avremo 3 posti e basta… trovato un parcheggio ragionevole ci avventuriamo in missione pranzo e poi via verso il centro; alla prima sosta birra, Annie si rende conto di aver lasciato il telefono in ostello, meglio quindi tornare indietro in fretta. Recuperiamo il telefono dimenticato sul letto ma perdiamo Efrem (fa troppo caldo per lui), ripartiamo quindi in tre in giro per il CBD, dove tra un gelato e una birra ci perdiamo per un certo numero di ore. Oggi, finalmente stufo di non avere notizie, mi metto in contatto con la posta per sapere dove nel mondo sono andati persi i miei computer, mi viene detto che non ne hanno la minima idea e che la miglior cosa da fare e compilare un modulo con la richiesta di rimborso; sbianco ma faccio quello che mi viene detto e la risposta della signorina in posta e’: “qualcuno la contattera’ in un paio di settimane” il che tradotto in lingua significa: non ho la minima idea di cosa dirti e non credo rivedrai mai il tuo pacco ma sorrido e faccio finta, cosi’ non vai in panico…
Per aiutarmi a superare lo shock della notizia Annie mi compra un sigaro cubano che mi fumo sul lungofiume sorseggiando una pinta da 10$.
La sera recuperiamo Efrem, che ha speso il suo pomeriggio facendo una doccia, e andiamo a nord del centro nella zona italiana dove portiamo Sean a mangiare il suo piatto preferito: le lasagne; gli paghiamo vino e cena e del nervo del giorno prima non resta che il ricordo. Siamo a casa verso mezzanotte, mamma e papa’ vanno a letto con le pance piene e stanchi della giornata mentre Efrem e Sean si fermano per qualche drink nel bar sotto l’ostello; Sean tornera’ in stanza verso le 4, il pazzo non so…
Questa mattina sveglia verso le 9 dopo una nottata da incubo, il troppo caldo sotto il piumotto mi faceva sudare ma appena lo spostavo mi congelavo con la ventola che qualcuno mi aveva puntato addosso; so che il piumotto in estate sembra strano ma qui c’e’ uno sbalzo termico di almeno 20 gradi tra giorno e notte… cmq, nottata semi insonne e colazione nella bolgia dell’ostello, poi un po’ di internet (nessun iPhone all’orizzonte soprattutto dopo la notizia dei computer) e poi con calma verso le 11 ci mettiamo tutti in moto. Usciamo per una passeggiata sui docklands, perdiamo i dementi dopo 5 minuti perche’ loro non ci aspettano, quindi prendiamo un’altra strada (quella giusta) e ci facciamo un giro per conto nostro. Ritorniamo verso l’origine ad ora di pranzo, incontriamo Efrem che deve registrarsi sul sito dei fruit pickers, e quindi non esce, e recuperiamo Sean che invece ci aveva dato per dispersi…
Super giro a piedi giu per st Kild rd, dove paghiamo il risarcimento all’assicurazione per 700$ (meno della meta’ di quanto mi avevano chiesto la prima volta ma cmq un po’ di piu’ di quello che avevo offerto), poi andiamo in esplorazione alla ricerca di un calzolaio le cui creazioni su misura meritano la strada, neanche a dirlo arriviamo 10 minuti tardi e non possiamo che guardare scosolati la vetrina; ci rifacciamo con un altro giro a piedi. Verso le 6.30 saltiamo su un tram e raggiungiamo Fitzroy, il quartiere dei pub e ristoranti piu’ strani della citta’, ci facciamo una cenetta squisita in un bel localino che e’ un po’ troppo costoso per le nostre finanze, ma bevendo l’acqua del sindaco e mangiando solo il primo sopravviviamo anche al conto.
Sean e’ cotto del giorno prima quindi optiamo per una serata tranquilla, ci facciamo una bella passeggiata digestiva verso casa dove arriviamo per le 10.30, adesso stanchi stiamo in divano a leggere e scrivere e tra poco ci spegneremo in direzione letto…
lunedì 19 gennaio 2009
cambio vita
3 giorni che non scrivo e adesso ci sono 1000 cose da raccontare, maledetta pigrizia.
Come era facile immaginare venerdi e’ stata una giornata difficile, con addosso una stanchezza incredibile e con il tempo che non si fa amare molto ripartiamo; segnamo come vista la ninety miles beach e viaggiamo fino alla nuova meta stabilita: oggi e’ Venus Bay. Arriviamo nel pomeriggio e ci affittiamo una casetta, oggi letto vero con muri veri, con addirittura delle stanze e un bagno di piu’ di 1 metro quadro…
Venerdi siamo piu’ svegli, facciamo un giro a piedi la mattina, che ci porta fino fuori dalla cittadina e poi ritorno lungo la spiaggia, le temperature sono decisamente diverse dal NSW, qui nonostante il sole, fa fresco da maglia; nulla di incredibile, ma non come eravamo abituati.
Il pomeriggio, alle 2.30 la mia vita cambia e dopo 10 mesi d’Australia io divento finalmente un surfista a tutti gli effetti; dopo la mia preparazione mentale, la comprensione e l’osservazione delle peculiarita’ di questa categoria, ho messo i miei piedi su una tavola e, anche se piccole, ho surfato le mie prime onde. Perche’ io abbia aspettato tanto non so… un’esperienza bellissima.
Stanco morto, mi riportano fino a casa dove una doccia e un cambio di vestiti mi rimettono in piedi, poi un paio di birre al pub e una cena in tranquillita’ a casa; abbiamo una casa, sfruttiamola!
Domenica si riparte, tragitto breve fino a Phillip Island, ultima sosta decisa prima di Melbourne, check in in un campeggio con cabine e via di corsa a vedere i Koala, siamo in un parco protetto dove ce ne sono parecchi e grazie a dei percorsi guidati finalmente li vediamo; probabilmente l’animale piu’ buffo della storia, il Koala passa 20 ore della sua giornata a dormire, 3 a mangiare e quel che resta, se resta, a spostarsi da un ramo ad un altro. Trovarli non e’ facilissimo in quanto sono fermi nelle posizioni piu’ incredibili, ma siamo fortunati e riusciamo addirittura a vedere una mamma con un piccolo che mangiano e si spostano da un ramo all’altro con un salto.
Finiti i Koala andiamo in un altro parco naturale dove ci sono piu’ di 100 animali australiani e diamo da mangiare ai canguri e ai vombati (promossi miei animali preferiti), poi emu, diavolo della tasmania, dingo e parecchi altri. Un pappagallo ci saluta e vediamo un minicanguro spuntare dalla pancia della mamma. Annie riesce a farsi attaccare da un canguro e insieme scappiamo dagli emu che sembrano essere gli animali piu’ arrabbiati della storia, in realta’ sembra e basta, e’ solo per via del loro muso infelice.
La sera dopo una sosta a casa per un cambio vestiti, facciamo di corsa i due punti salienti dell’isola, da bravi giapponesi arriviamo facciamo le foto e andiamo via; vediamo attraverso un cannocchiale a pagamento le foche e poi alle 9 siamo alla parata dei pinguini che scopro essere l’attrazzione piu’ visitata d’Australia, mi dicono piu’ di Ayer’s Rock (e capisco anche perche’, e’ un panettone di roccia nel mezzo del nulla). I pinguini sono incredibili, si fanno aspettare fino alle 9.30 poi cominciano ad affollarsi a piccoli gruppetti lungo la spiaggia e si fanno strada in fila indiana tra i gabbiani che si aspettavano dei pesci… la presenza di migliaia di persone non li tocca affatto e fanno il ritorno ai nidi come se non ci fosse nessuno. La passerella costruita corre proprio a fianco la loro strada e quindi li si puo’ accompagnare per tutta la collina.
Presa dal suo solito istinto materno Annie decide che non avra’ mai dei figli ma 2 koala e due pinguini, se ci mette anche un paio di vombati accetto…
La sera andiamo a cercare un pub aperto ma la vita che sembrava esserci la mattina e’ scomparsa del tutto lasciando Phillip Island spenta come se fossero le 5, torniamo in camera e con una bottiglia di vino aspettiamo con difficolta’ la mezzanotte per fare gli auguri a Sean che oggi compie 25 anni. Lui va a dormire non contento perche’ la mamma e il papa’ (io e Annie) non lo lasciamo aprire l’ultima bottiglia di Rhum per un brindisi; a parte che non abbiamo nulla da mescolarci, sappiamo benissimo che un brindisi per Sean diventa tutta la bottiglia e l’unico modo per farlo bere meno e’ bere con lui cosa della quale nessuno ha voglia.
Oggi finalmente toccheremo Melbourne, e forse riusciro’ ad uploadare un po’ di foto, appena mi trovo un intenet cafe’ mi cerco un iPhone nuovo, che senza, la vita e’ piu’ difficile, soprattutto in vacanza…
venerdì 16 gennaio 2009
sonnooooo
Questo viaggio e’ pazzesco, viaggiare in macchina e’ l’unico modo per capire come sia distribuita geograficamente l’Australia; per sapere che ci sono solo 4 grandi citta’ e forse altre 5 degne di tale nome basta una cartina; quello che non si puo’ capire se non vedendola e’ la grandezza demografica di quei puntini sulla mappa con a fianco un nome. Viaggiando una media di 150 km al giorno ne attraversiamo 2 o 3 (non c’e null’altro per km e km), e quei puntini che aspettiamo di incontrare sono riempiti da una pompa di benzina, un mercato/drogheria, (spesso uniti cosi’ da formare il businness della citta’) una sorta di tavola calda e, a scelta, un numero limitato di servizi da scegliere tra posta, banca o un ambulatorio di base; se un paese dovesse riuscire ad averli tutti e 3 ecco che subito di distinguere dagli altri e viene promosso a citta’. I negozioni che incontriamo durante le nostre visite sono i piu’ vari e imperdibili, c’e’ generalmente il negozio dei vestiti usati e quello dei vestiti buoni, spesso e’ difficile dire la differenza tra i due; c’e’ poi quasi sempre un negozio di mobili, perche’ e’ risaputo che gli australiani cambino l’arredamento molto spesso, almeno quanto i turisti che vengono a scegliere i loro mobili nel nulla cosmico.
Il nostro viaggio procede fino a Eden, che gia’ dal nome si propone come paradiso in mezzo a un bellissimo nulla, il quale potrebbe serenamente essere inteso come un purgatorio dal quale non si puo’ uscire; durante la strada ci fermiamo qua e la, per un pranzo e un bagno; perche’ una cosa e’ certa: di spiagge non ne mancano. Eden si sviluppa lungo la strada principale, che e’ quella che sulla cartina e’ segnata come autostrada, e’ una citta’ in quanto ha tutti e 3 i servizi di base, in piu’ ha un pub dove dormiamo, due tavole calde e due cafe’, un vero supermecato e addirittura un ristorante cinese, a chi sia venuto in mente di aprire un cinese li, per me, rimarra’ un mistero. I negozi a Eden sono i piu’ vari che incontriamo da giorni e presi dall’euforia ci compriamo un mazzo di carte da 2 soldoni.
Investiamo invece 33$ in gamberi e la sera verso le 7.30 guidiamo fino alla collina adiacente dove troviamo una piastra pubblica e una panca che ci mostra un bellissimo tramonto.
La mia, ormai quasi persa, abilita’ culinaria non ha modo di farsi vedere molto, in quanto le piastre hanno un'unica temperatura e tutto quello che il cuoco puo’ fare e’ stare attento che i cibi non si attacchino fin quando non li reputa pronti; cucino tutto con salsa di soia, che sembra inquietare molto Efrem, ma fino ad ora, non ho ancora sbagliato un colpo…
Stanchi morti andiamno a letto presto, la sequenza per la ritirata e’: Efrem, Annie, Rocco e Sean, che dopo l’avvertimento di Annie, ha deciso di fare il bravo e restare nel limite del decente, ma non essendo abituato a coricarsi alle 10, e non potendo andare a bere al bar, decide per un paio di partite a solitario con il nostro nuovo mazzo di carte.
Mi sveglio alle 6.30 e vedo Efrem in piedi che si sta preparando, oggi siamo in modalita’ sportiva, mi metto anch’io in costume da bagno e ciabatte, e usciamo alla volta della spiaggia. Siamo di ritorno verso le 8.15 dopo una corsa sul bagnasciuga di 3/4 km un po’ di flessioni e una nuotata; facciamo colazione assieme ad Annie e poi raccattiamo Sean per ritornare tutti assieme alla spiaggia. Lasciamo Eden verso le 11.30 ma poco dopo il tempo cambia e le nuvole ci costringono a rimontare il tetto; abbandoniamo il luogo di sosta che avevo deciso per via del brutto tempo e decidiamo di viaggiare fino alla sosta successiva. 230 km e siamo a Lakes Entrance, un altra citta’ a pieno merito (questa ha addirittura un McDonalds…) dove piantiamo le tende in un campeggio tranquillo ai bordi della citta’.
La sera io e Annie ci facciamo un trancio di salmone, un paio di polipi e un assaggio di cozze sulla piastra, saremo anche in campeggio, ma mangiamo meglio che a Sydney… La sera Efrem va a dormire alle nove cotto, sono giorni che gli fa male un dente, e tra un lamento e un antidolorifico e’ stanchissimo. Noi tre andiamo in spiaggia a vedere le stelle (migliaia e migliaia, uno spettacolo bellissimo), provo a fotografarle, ma con una manovra errata rompo la vite che attacca la macchina al cavalletto e a mano libera le stelle non vengono una meraviglia. Andiamo a letto verso le 11 e qui comincia l’incubo: non ho considerato che non siamo in Croazia e che qui le temperature di notte scendono parecchio, tutti gli asciugamani che usiamo per coprirci non sono sufficienti e passiamo una notte insonne a battere i denti dal freddo. Decido di abbandonare la tenda verso le 7 e adesso sono a scrivere il mio post da insonne, il tempo non e’ granche’ e io sono stanchissimo, vedremo come continuera’ questa giornata…
mercoledì 14 gennaio 2009
verso sud
Ieri mattina sveglia nell’ostello birreria con tutta calma, troppa calma; lasciamo il posto alle 11 e tra una gita turistica del paese, che non prende piu’ di 5 minuti, e la sistemazione della macchina, ci mettiamo in viaggio tardissimo. Ci fermiamo praticamente subito nella metropoli di Ulladulla, citta’ talmente importante che non rientra nelle cartine, qui abusiamo dell’ufficio postale per spedire le 28 cose che ci eravamo dimenticati da Sydney e depositare finalmente i risparmi della musina; faccio aspettare tutti e mi controllo la posta nel visitor centre, nulla di interessante, soprattutto sul fronte iphone.
E’ l’una quando finalmente si parte sul serio, viaggiamo per un’ora in tutta tranquillita’, la giornata e’ bellissima e viaggiare nel NSW e’ estremamente rilassante; non c’e’ assolutamente nulla per km e km se non distese infinite di alberi su entrambi i lati della strada, ogni tanto c’e’ una radura, qualche fiumiciattolo ed ecco che subito spunta una fattoria; sembra veramente un telefilm.
Ci fermiamo a pranzo a Batesman Bay, per un fish and chips sul mare, pranziamo con un delfino che si fa vedere a 20 metri e le mante che ci nuotano vicinissime; saranno poi mante? Quei pesci piatti, larghissimi che hanno una sorta di uncino come coda. Non sono sicuro del nome italiano qui li chiamano Stingray.
Dopo una passeggiata per il paese, decisamente troppo turistico, ci rimettiamo in viaggio e appena fuori dal centro siamo di nuovo circondati da foreste infinite; mi piace proprio guidare per queste strade anche se non posso fare a meno di pensare a cosa farei in caso di un qualunque guasto della macchina…
Raggiungiamo la nostra meta verso le 4, troviamo l’ostello e per 26 soldoni a testa ci affittiamo una stanza; la macchina si scarica in un lampo e in men che non si dica siamo in spiaggia. Una distesa di sabbia infinita disegnata dalle onde; appena arrivati un cartello ci avverte delle forti correnti verso sud, scopriamo cosa significhi appena entrati in acqua. Efrem e Annie non passano l’altezza ginocchia, fare il bagno qui e’ un’impresa che richiede una certa abilita’ in quanto ci sono onde in frontale a sollevarci e corrente dal lato a spostarci; se non si sta attenti si rischi di finire in un turbine combinato dalle due ed essere capovolti a testa in giu’… Io ovviamente mi diverto e gioco con le onde per mezz’ora, la mia missione e’ arrivare fino a dove il tunnel vero e proprio si forma, missione che purtroppo non riesco a portare a termine, le correnti sono troppo forti da combattere anche per chi come me si sente quasi un supereroe…
Una bella passeggiata sulla spiaggia e poi verso le 6.30 torniamo a casa, un cambio veloce e andiamo ad esplorare la citta’, 5 minuti a piedi e facciamo il giro di tutto quello che c’e’ da vedere, e tutto e’ ovviamente chiuso; quindi spesa, doccia e BBQ. Serata in ostello a giocare a carte, molto backpackers… Io e Annie andiamo a dormire per le 11.30 mentre gli altri rimangono fuori per una sigaretta, tornano due ore dopo con Sean devastato. E’ evidente che il ragazzo ha dei problemi con l’alcool, e’ di nuovo totalmente ubriaco da non riuscire a stare in piedi, sembrerebbe abbiano incontrato due svizzeri e della vodka. Mentre Efrem (che e’ perfettamente a posto) si occupa di fargli da babysitter e lo sorregge, Sean si lamenta imprecando frasi senza senso ovviamente a squarciagola, si rialza dal letto in cui Efrem lo aveva fatto distendere per andare a dormire nel parcheggio sui sassi. Alle 4 di mattina ci sveglia con le sue lamentele e vado a recuperarlo, stava sognando decisamente ad alta voce, talmente alta da svegliare tutto l’ostello, lo trascino fino al letto e li lo abbandono. Non ho mai sentito dei versi del genere nemmeno da un animale… come si possa ridursi cosi’ per me rimane un mistero. Oggi sveglia presto, colazione blog e adesso si riparte, destinazione Eden.
E’ l’una quando finalmente si parte sul serio, viaggiamo per un’ora in tutta tranquillita’, la giornata e’ bellissima e viaggiare nel NSW e’ estremamente rilassante; non c’e’ assolutamente nulla per km e km se non distese infinite di alberi su entrambi i lati della strada, ogni tanto c’e’ una radura, qualche fiumiciattolo ed ecco che subito spunta una fattoria; sembra veramente un telefilm.
Ci fermiamo a pranzo a Batesman Bay, per un fish and chips sul mare, pranziamo con un delfino che si fa vedere a 20 metri e le mante che ci nuotano vicinissime; saranno poi mante? Quei pesci piatti, larghissimi che hanno una sorta di uncino come coda. Non sono sicuro del nome italiano qui li chiamano Stingray.
Dopo una passeggiata per il paese, decisamente troppo turistico, ci rimettiamo in viaggio e appena fuori dal centro siamo di nuovo circondati da foreste infinite; mi piace proprio guidare per queste strade anche se non posso fare a meno di pensare a cosa farei in caso di un qualunque guasto della macchina…
Raggiungiamo la nostra meta verso le 4, troviamo l’ostello e per 26 soldoni a testa ci affittiamo una stanza; la macchina si scarica in un lampo e in men che non si dica siamo in spiaggia. Una distesa di sabbia infinita disegnata dalle onde; appena arrivati un cartello ci avverte delle forti correnti verso sud, scopriamo cosa significhi appena entrati in acqua. Efrem e Annie non passano l’altezza ginocchia, fare il bagno qui e’ un’impresa che richiede una certa abilita’ in quanto ci sono onde in frontale a sollevarci e corrente dal lato a spostarci; se non si sta attenti si rischi di finire in un turbine combinato dalle due ed essere capovolti a testa in giu’… Io ovviamente mi diverto e gioco con le onde per mezz’ora, la mia missione e’ arrivare fino a dove il tunnel vero e proprio si forma, missione che purtroppo non riesco a portare a termine, le correnti sono troppo forti da combattere anche per chi come me si sente quasi un supereroe…
Una bella passeggiata sulla spiaggia e poi verso le 6.30 torniamo a casa, un cambio veloce e andiamo ad esplorare la citta’, 5 minuti a piedi e facciamo il giro di tutto quello che c’e’ da vedere, e tutto e’ ovviamente chiuso; quindi spesa, doccia e BBQ. Serata in ostello a giocare a carte, molto backpackers… Io e Annie andiamo a dormire per le 11.30 mentre gli altri rimangono fuori per una sigaretta, tornano due ore dopo con Sean devastato. E’ evidente che il ragazzo ha dei problemi con l’alcool, e’ di nuovo totalmente ubriaco da non riuscire a stare in piedi, sembrerebbe abbiano incontrato due svizzeri e della vodka. Mentre Efrem (che e’ perfettamente a posto) si occupa di fargli da babysitter e lo sorregge, Sean si lamenta imprecando frasi senza senso ovviamente a squarciagola, si rialza dal letto in cui Efrem lo aveva fatto distendere per andare a dormire nel parcheggio sui sassi. Alle 4 di mattina ci sveglia con le sue lamentele e vado a recuperarlo, stava sognando decisamente ad alta voce, talmente alta da svegliare tutto l’ostello, lo trascino fino al letto e li lo abbandono. Non ho mai sentito dei versi del genere nemmeno da un animale… come si possa ridursi cosi’ per me rimane un mistero. Oggi sveglia presto, colazione blog e adesso si riparte, destinazione Eden.
lunedì 12 gennaio 2009
Road Trip!
Ah vacanza. L’ultima settimana di lavoro e’ volata in un lampo, il ruolo di supervisor non mi ha cambiato la vita in compenso ho fatto da insegnante al mio futuro sostituto, il che e’ stato parecchio divertente…
Il venerdi mi sono fermato per l’ultima volta in ufficio per bere un paio di birre con I colleghi ed e’ stato molto bello vedere come tutti sapessero che me ne andavo e siano venuti a salutarmi, ho passato mezz’ora a stingere mani e sentirmi milioni di auguri e ringraziamenti. Serata in giro fino a tardi con Annie Efrem Pritika e il fidanzato poi abbiamo raggiunto Gillian e la sua nuova fidanzata in kings cross, e li via a far festa.
Sabato mattina io e Annie siamo andati in missione posta, io dovevo spedire uno scatolone di vestiti e lei un’intera valigia; dopo esserci svegliati ovviamente tardi, aver girato 3 uffici postali e finalmente trovato parcheggio, abbiamo fatto un’anno di fila per sentirci dire che la mia scatola era troppo pesante e troppo grande; la valigia di Annie si sono direttamente rifiutati di pesarla. Quindi missione fallita, abbiamo per il momento abbandonato tutto da Nivi e ci penseremo al ritorno dal road trip… Sabato concluso con cena pomeridiana da Nivi e Steve, molto apprezzata come sempre, poi a nanna presto pronti per la partenza.
Domenica mattina l’intento di partire alle 10 e’ andato in cavalleria verso le 10.15, quando abbiamo realizzato che avevamo ancora un paio d’ore di lavoro davanti. Abbiamo spostato il letto di Gillian in camera nostra, liberato tutte le nostre cose e lasciato la mia valigia nella sun room, tra baci e abbracci andiamo via da casa verso l’una; una sosta rapida da Alice per un paio di cose in prestito e poi via finalmente da Sean. Ci presentiamo da lui alle 2 con un maggiolino che piu’ pieno non si puo’, in qualche maniera riusciamo a mettere anche le sue cose in macchina e finalmente si parte.
Guido per qualche ora verso sud, mi inoltro nella gran pacifc drive, una strada che letteralmente e’ costruita sull’acqua, l’umore e’ alto, il maggiolino cabrio va’ sereno e io con il mio cappello di pelle sto che e’ una meraviglia, Efrem ha il mio sombrero in testa, quindi dato che mi oscura totalmente la visuale lo caccio dietro. Verso le 5 il tempo comincia a peggiorare e le prime nuvole si fanno vedere, non passa molto che comincia a piovere, arriviamo al campeggio (booderee national park) verso le 6.30 e montiamo le tende sotto la pioggia, nulla di pesante ma comunque fastidioso; una volta finito ci lanciamo sul BBQ a cucinare una bisteccona e dato che la piastra e’ al coperto passiamo li il resto della serata, un paio di bottiglie di vino e dei vicini di tenda canadesi ci fanno compagnia. Arrivando al campeggio abbiamo visto i wallabies (canguri in miniatura) e dopo cena ho avuto un incontro ravvicinato con un paio di opossum, sono addirittura riuscito ad accarezzarne uno. La mattina siamo andati alla reception per avvertire che siamo arrivati tardi e sistemare il conto, sentendo la signora parlare dei prezzi al telefono abbiamo deciso di chidere un preventivo prima di dirle che eravamo gia’ dentro e una volta scoperto che era 110$ per 2 gg, abbiamo deciso di levare le tende in fretta. Sbaraccato la piazzola dove abbiamo dormito parcheggiamo la macchina e andiamo in spiaggia, la giornata non e’ granche’ ma sabbia e mare meritano l’essere visti; pomeriggio facciamo un giro in un’altra zona del parco naturale, incontriamo un istrice (o almeno credo si chiami cosi’) una famiglia di canguri veri al completo, tutta una seria di koocabarra e una tartaruga d’acqua; abbiamo visto piu’ animali in 2 giorni che in 9 mesi… Ancora un paio di posti salienti del parco e ripartiamo verso sud, facciamo circa 40km prima di raggiungere Milton, un paese di circa 8/10 anime 5km prima di Ulladulla (grande metropoli internazionale, si parla di quasi 13.000 abitanti); ci prendiamo un paio di letti in una birreria che al piano superiore fa da alloggio per backpackers, inutile dire che siamo da soli…
Tra doccia e comodita’ di una stanza, con in piu’ l’aiuto di una cucina, un paio di birre e un tavolo da biliardo la serata passa in un lampo. Alle 11 sono a letto (Annie ci ha lasciato alle 9) e domani via pronti per una nuova tappa della nostra avventura australe appena cominciata…
Il venerdi mi sono fermato per l’ultima volta in ufficio per bere un paio di birre con I colleghi ed e’ stato molto bello vedere come tutti sapessero che me ne andavo e siano venuti a salutarmi, ho passato mezz’ora a stingere mani e sentirmi milioni di auguri e ringraziamenti. Serata in giro fino a tardi con Annie Efrem Pritika e il fidanzato poi abbiamo raggiunto Gillian e la sua nuova fidanzata in kings cross, e li via a far festa.
Sabato mattina io e Annie siamo andati in missione posta, io dovevo spedire uno scatolone di vestiti e lei un’intera valigia; dopo esserci svegliati ovviamente tardi, aver girato 3 uffici postali e finalmente trovato parcheggio, abbiamo fatto un’anno di fila per sentirci dire che la mia scatola era troppo pesante e troppo grande; la valigia di Annie si sono direttamente rifiutati di pesarla. Quindi missione fallita, abbiamo per il momento abbandonato tutto da Nivi e ci penseremo al ritorno dal road trip… Sabato concluso con cena pomeridiana da Nivi e Steve, molto apprezzata come sempre, poi a nanna presto pronti per la partenza.
Domenica mattina l’intento di partire alle 10 e’ andato in cavalleria verso le 10.15, quando abbiamo realizzato che avevamo ancora un paio d’ore di lavoro davanti. Abbiamo spostato il letto di Gillian in camera nostra, liberato tutte le nostre cose e lasciato la mia valigia nella sun room, tra baci e abbracci andiamo via da casa verso l’una; una sosta rapida da Alice per un paio di cose in prestito e poi via finalmente da Sean. Ci presentiamo da lui alle 2 con un maggiolino che piu’ pieno non si puo’, in qualche maniera riusciamo a mettere anche le sue cose in macchina e finalmente si parte.
Guido per qualche ora verso sud, mi inoltro nella gran pacifc drive, una strada che letteralmente e’ costruita sull’acqua, l’umore e’ alto, il maggiolino cabrio va’ sereno e io con il mio cappello di pelle sto che e’ una meraviglia, Efrem ha il mio sombrero in testa, quindi dato che mi oscura totalmente la visuale lo caccio dietro. Verso le 5 il tempo comincia a peggiorare e le prime nuvole si fanno vedere, non passa molto che comincia a piovere, arriviamo al campeggio (booderee national park) verso le 6.30 e montiamo le tende sotto la pioggia, nulla di pesante ma comunque fastidioso; una volta finito ci lanciamo sul BBQ a cucinare una bisteccona e dato che la piastra e’ al coperto passiamo li il resto della serata, un paio di bottiglie di vino e dei vicini di tenda canadesi ci fanno compagnia. Arrivando al campeggio abbiamo visto i wallabies (canguri in miniatura) e dopo cena ho avuto un incontro ravvicinato con un paio di opossum, sono addirittura riuscito ad accarezzarne uno. La mattina siamo andati alla reception per avvertire che siamo arrivati tardi e sistemare il conto, sentendo la signora parlare dei prezzi al telefono abbiamo deciso di chidere un preventivo prima di dirle che eravamo gia’ dentro e una volta scoperto che era 110$ per 2 gg, abbiamo deciso di levare le tende in fretta. Sbaraccato la piazzola dove abbiamo dormito parcheggiamo la macchina e andiamo in spiaggia, la giornata non e’ granche’ ma sabbia e mare meritano l’essere visti; pomeriggio facciamo un giro in un’altra zona del parco naturale, incontriamo un istrice (o almeno credo si chiami cosi’) una famiglia di canguri veri al completo, tutta una seria di koocabarra e una tartaruga d’acqua; abbiamo visto piu’ animali in 2 giorni che in 9 mesi… Ancora un paio di posti salienti del parco e ripartiamo verso sud, facciamo circa 40km prima di raggiungere Milton, un paese di circa 8/10 anime 5km prima di Ulladulla (grande metropoli internazionale, si parla di quasi 13.000 abitanti); ci prendiamo un paio di letti in una birreria che al piano superiore fa da alloggio per backpackers, inutile dire che siamo da soli…
Tra doccia e comodita’ di una stanza, con in piu’ l’aiuto di una cucina, un paio di birre e un tavolo da biliardo la serata passa in un lampo. Alle 11 sono a letto (Annie ci ha lasciato alle 9) e domani via pronti per una nuova tappa della nostra avventura australe appena cominciata…
sabato 3 gennaio 2009
back to normal
Ed eccomi qua, con la pancia gonfia e ancora 5 giorni di lavoro prima delle vacanze.
L'ultima volta che ho scritto un post Annie non era ancora tornata e io riponevo in lei le mie speranze per tornare alla serenita'. Beh, adesso e' tornata e come una raffica inattesa in un momento di piatta ha rigonfiato a pieno le mie vele.
La settimana del suo rientro e' volata in un lampo, siamo andati fuori a cena la sera stessa e invece di scegliere un ristorante ho optato per un piattone di sushi misti e una bottiglia di prosecco seduti su una roccia riparata di centennial park, serata perfetta; poi 2 giorni dopo, vigilia di Natale con meta' del mio ufficio, Efrem e Sean; serata finita verso le 2 con un sombrero gigante in testa trovato non so esattamente dove. Natale A casa di Nivi e Steve per un pranzo tranquillo che e' andato avanti fino alle 7, una volta a casa le nostre idee di una serata tranquilla sono state sconvolte dalle pazze irlandesi e via di nuovo festa fino a notte.
Un po' relax nei giorni seguenti per riprendersi dal natale, una gita alle blue mountains e una giornata mare a watson's bay rinvigoriscono il mio fisico, prima di tornare al lavoro.
Sabato mattina coinvolgo tutta la banda in una missione tatuaggio, sono mesi che ci penso e finalmente non ho piu' dubbi, so cosa e soprattutto so dove; arrivo al negozio con mezz'ora di anticipo sull'apertura, mi sento stupido all'inizio ma quando le porte si aprono ho 10 persone in fila dietro di me e la sentimento di stupidita' si e' trasformato in previdenza... Quando entro sono tutto tremante, mostro a uno dei tatuatori il disegno e mi viene proposto un preventivo di 280/300 soldi; sbianco, ci penso 30 secondi poi gentilmente declino e me ne vado sconsolato.
Nonostante Efrem continui a dirmi che secondo lui il prezzo e' piu' che adeguato io non sono convinto e in ogni caso non me lo posso permettere, sara' anche il miglior studio di Sydney (e ce ne sono centinaia) ma 300 soldi mi sembra proprio esagerato. Mi dirigo verso un'altro posto di cui avevo letto; entrando si ha tutta un altra impressione. Il primo studio, tutto lucido e spendente ricco di neon e disegni giganti sui muri, con un'harley in vetrina e tavolini bassi all'interno sembrava il tempio dei must-have; il secondo e' l'opposto: senza finestre con la porta disegnata da 1000 tatuaggi colorati, vetrinette stile ikea ma di almeno 20 anni, i tipici cataloghi con i tatuaggi standard appesi in grandi schedari sui muri e un certo numero di premi vinti nel corso degli anni. Il posto mi spaventa un po' ma allo stesso tempo mi da' un non so che di confidenza, chiedo un preventivo e mi viene detto 170; decisamente meglio, ma non voglio fare nulla di avventato quindi ringrazio e esco; voglio raccogliere ancora qualche informazione sul posto prima.
Lunedi al lavoro perdo un po' di tempo in rete, scopro cosi' che anche questo posto e' altamente raccomandato, che e' aperto dal 1984 (e non devono mai aver cambiato una virgola da allora) e che il proprietario tatua dagli anni '60. Le ottime recensioni mi rassicurano, come gia' sapevo in cuor mio questo e' il posto giusto.
Lunedi pomeriggio provo a tornare nello studio, ma la fila e’ improponibile, dovra’ chiamare Annie il giorno seguente per portare a termine la missione. Chiedo di fare con il proprietario, un tipo sulla sessantina, pancia imponente, canotta nera e infradito; ha tatuaggi ovunque, barba lunga non molto curata, sguardo cattivo e soprattuto non parla, grugnisce. Non c’e’ dubbio, questo non puo’ che fare il tatuatore nella vita, l’unica altra opzione sarebbe il biker, ma siccome ha uno studio di tatuaggi…
Per 30 minuti ho modo di testare un nuovo livello nella mia scala del dolore, una sofferenza inaudita ma alla fine il risultato e’ stupendo; l’uomo non parlante (lo chiamerei uomo bestia, ma con questo nome abbiamo gia’ battezzato qulcun altro) e’ riuscito a pieno nella sua missione, ha saputo disegnare con degli aghi i segni di una pennellata e una volta finito il lavoro, mi ha concesso anche un sorriso ed una stretta di mano. Sospetto che non mi parlasse perche’ non sembravo il tipico cliente dello studio, con le mie polo e i jeans lunghi ero decisamente anomalo, probabilmente il mio stare zitto e non fare le solite domande stupide da checchetta d’ufficio che si sta facendo il tatuaggio dal biker hanno calmato la sua ira.
Capodanno in spiaggia a bondi beach per quello che doveva essere un super party e’ stata l’unica nota dolente della settimana trascorsa, la festa era un aschifezza e la musica pure, e’ evidente che i gusti musicali e il concetto di festa che abbiamo in testa grazie ad anni di Slovenia sono decisamente diversi da quelli sydneiani. Venerdi al lavoro era l’ultimo giorno di Glenn, e’ partito per un paio di settimane di vacanza in Thailandia, lasciandomi in carica del training di un ragazzo nuovo e di parte dei suoi compiti. Adesso sono esclusivamente io a decidere se si possono cancellare o ridurre pagamenti importanti, prendere decisioni tipo: se, e in che maniera credere ai clienti e trovare soluzioni per incassare, insomma sono in charge… molto ridicolo.
Da lunedi comincia la mia ultima settimana, mi sembra incredibile che io sia riuscito a resistere tutto questo tempo; nonostante sia un lavoro noioso e palesemente senza futuro sono arrivato fino alla fine del contratto, e la cosa mi rende fiero.
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