Sabato 7 marzo
Dopo la totale assenza di gibbons nel gibbon park e con l'aria di chi ha mancato qualcosa, decidiamo di scappare da huoaxay il prima possibile; ci avventuriamo così in 14 ore di autobus alla volta di luang prabang, scartando l'idea dei 2 giorni di barca lungo il mekong (credo che me ne pentiro' a lungo). Arriviamo nel cuore del laos, nel goiello protetto dall'unesco, alle 9 di sera e, stanchi morti dal viaggio, prendiamo la prima stanza che troviamo. Finalmente, dopo ormai 5 giorni, dormo una notte di tranquillita', ciò nonostante la prima cosa la mattina e' cercare una stanza vera; non siamo un granché come backpackers, abbiamo bisogno di un minimo di comfort.
Scopriamo presto che i ns sospetti erano fondati, il Laos e' più Caro della thailandia; e anche se rispetto all'europa i prezzi sono ridicoli si vedono cmq le finanze scomparire più in fretta. Ci troviamo una guest house modesta che non ci metta a dormire in uno scantinato, e per 130.000 khip al giorno (13€) abbiamo anche il caffè laotiano illimitato.
Prima di pranzo abbiamo fatto il giro dell'intera cittá e incontrato tutti quelli che erano sull'autobus con noi, alcuni più di una volta.
Facciamo due calcoli sui tempi e decidiamo che 5 giorni siano più che sufficienti per tutto, compriamo così un biglietto aereo per Hanoi per sabato (l'alternativa erano 20 ore di bus fino al confine e poi chissa' quanto), spendiamo una follia ma non abbiamo scelta.
Martedi mattina affittiamo una moto, questa volta sono più Fortunato e riesco a prendere una honda xr250 abbastanza recente; Steve non guida da anni quindi decidiamo si fare qualche lezione di guida prima che noleggi la sua; a ora di pranzo, con i serbatoi pieni (1€ al litro), partiamo direzione sud per delle cascate meravigliose. il giro in moto non e' male e le vasche che si formano sotto le cascate sono stupende, ci facciamo un bagno e ripartiamo con calma verso le 4. Il ns piano era di proseguire guidando nella direzione opposta, ripassare la cittá e andare a dormire in un camp per elefanti, ma l'xr non e' dalla ns parte.
In prossimita' della cittá, buchiamo la ruota dietro, un'ora persa e un kilo di soldi buttati, una volta ripartiti facciano pochi km prima che l'impianto elettrico si spenga di botto; nessun indicatore, no avviamento e, una volta accesa a spinta sulla ghiaia, luci con l'intensita di un cerino; tutto questo in mezzo ad una giungla che sta diventando buia.
Optiamo per non seguire il mai molar triestino e ritorniamo al noleggio. Il giorno seguente, con la moto riparata ripartiamo per lo stesso giro e scopriamo che il camp e' piuttosto brutto e, a meno che non li abbiamo nascosti bene, cosa generalmente difficile da insegnare, di elefanti c'è n'erano ben pochi.
Continuiamo a guidare su strade deserte seguendo il percorso del mekong, finiamo sia in villaggi senza corrente elettrica sia in resort di lusso; in ogni caso tutto si muove molto lentamente.
Giovedì facciamo un corso di cucina laotiana, la maniera in cui e' realizzato non e' divertente come quello thai, ma il posto in cui siamo e i piatti preparati sono squisiti. Passiamo il resto del pomeriggio a leggere in terrazza; siamo ritornati a temperature proibitive e qualunque attivita' pomeridiana e' da escludere. Venerdì sveglia alle 5 per andare ad assistere alla processione mattutina dei monaci, senza pronunciare parola alcuni aprono il loro cesto e i fedeli(?) vi infilano del cibo; quello sara' il loro unico pasto per la giornata.
Colazione con Nivi e Steve e giro dei templi, poi nel pomeriggio io in terrazza ed Annie a fare l'ultimo dei massaggi laotiani, mi stavo dimenticando di questa esperienza incredibile di cui abbiamo approfittato gia' 2 volte in 4 giorni.
La sera li incontriamo di nuovo, e purtroppo per l'ultima volta, Nivi e Steve noi offriamo l'aperitivo e loro la cena; e' il compleanno di Nivi e ci porta in un ristorante lao top, recensito benissimo e che sembra veramente fuori luogo in questa cittá; una cena incredibile. Piatti semplici ma perfetti con dei sapori pazzeschi, la miglior cena da un pezzo.
Il Laos e' un paese comunista, e si vede.
La vita che percepisco qui e' ben diversa da quella thai, qui la gente non sorride alla stessa maniera e, per quanto difficile, sono ancora più lenti nel fare qualunque cosa. Una curiosita' che ho notato e' il totale disinteresse per il tempo, non ci sono orologi e alla domanda che ora e'? Non ne hanno idea.
Altra cosa che rende la thailandia preferibile, da un punto di vista turistico, e' la totale assenza di concorrenza; tutti vendono gli stessi 5 prodotti allo stesso identico prezzo, divertente all'inizio ma terribilmente frustrante dopo qualche giorno, nessuna forma di attivita' imprenditoriale e solamente bugie per catturare il turista sprovveduto e stanco.
Cmq una volta accettata questa maniera di vivere (se e' possibile accettarla) qui si vive molto facilmente, ti chiederanno sempre il triplo del normale perché sei bianco, ma il triplo e' comunque pochissimo...
Oggi, sabato, passiamo la mattina ciondolando su e giù per la strada principale, spendiamo una fortuna (4€) per un pranzo cattivo, il primo pasto scadente da quando siamo qui, e con molta calma ci avventuriamo all'aereoporto; e' solamente al check in che scopriamo di aver bisogno di un visto prima di entrare in Vietnam, in genere abbiamo sempre fatto tutto sul confine, ma qui e' diverso. Neanche a dirlo non se ne parla fino a lunedi, e con le 24 ore per il rilascio significa che siamo bloccati qui fino a martedi. Il tassista all'aereoporto ha rischiato grosso di vedermi esplodere quando ci ha chiesto uma rapina per pochi km. Ma questo e' il Laos, e bisogna accettarlo così com'è, se lo si puo fare...
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diario del viaggio australe del roccolino più amato di tutta via san francesco
mercoledì 11 marzo 2009
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