diario del viaggio australe del roccolino più amato di tutta via san francesco

domenica 10 agosto 2008

il coltello e il sacco di patate


Eccomi qui, di nuovo di domenica e di nuovo a cercare di trarre le conclusioni di un’altra settimana australiana. Questa è stata molto più calma di quella precedente, che pur essendo stata più impegnativa a parole era del tutto priva di azioni. Il mio progetto primario, diventare un apple technician non è ancora decollato; mercoledi (giorno di paga), fiero di avere ancora quasi 400 soldi in banca, parto lanciato verso l’apple store dove però incontro 2 difficoltà: prima cosa il corso è acquistabile solamente on line, secondo il prezzo che io avevo letto è riferito solamente agli stati uniti, in Australia il costo è di 150 soldi in più, che al momento non ho. Triste e sconsolato rinuncio e decido (sono più che altro obbligato) ad aspettare la prossima paga, quindi mercoledi prossimo. Nel frattempo ho provato a cercare soluzioni alternative al corso apple, che in realtà non sarebbe necessario ai fini degli esami, ma le poche pubblicazioni che ho trovato a riguardo sono datate o poco credibili, quindi rimanendo fiducioso che lo potrò detrarre dalle tasse sono fermamente convinto dell’acquisto.
Ho speso qualche ora alla ricerca di voli per il futuro coinquilino, ma trovare un buon prezzo non sembra molto semplice, costano mediamente 250€ più di quello che ho pagato io, ma bisogna considerare che in aprile si andava verso l’inverno, ad ottobre si va verso l’estate; credo che questo sia il motivo principale.
Anche al lavoro le cose sono cambiate un pochino, il mio collega di Manchester è partito per il Giappone e io sono stato promosso al suo posto, questo significa più compiti e più telefonate; adesso tra i “telefonisti” sono quello che ha più mansioni di tutti e i miei colleghi mi prendono come punto di riferimento; anche piacevole peccato che spesso non abbia idea di quello che mi stanno chiedendo…
I miei allenamenti proseguono, lunedi e martedi sono ritornato di corsa fino a casa, (in realtà il punto più ripido della collina lo faccio camminando ma conta come corsa lo stesso) ho interrotto mercoledi per riprendere fiato e ho ripreso giovedi. Anche se poco alla volta, noto delle differenze; riesco a mantenere la testa alta e un passo costante per tutti i 40 minuti che mi separano da casa, (ci sto in totale un po’ meno di un’ora ma cammino fino ad Oxford st, non ho voglia di correre con le macchine intorno…), sono molto contento della cosa. Il mio quarto volume di Harry Potter nel frattempo è andato ed io stolto, non sono stato previdente e non ho cominciato prima a scaricare il quinto, quindi il ritorno del giovedi era con la musica. Venerdi, primo giorno nella nuova postazione lavorativa, mi sveglio solo; Annie ieri è uscita a cena con Alice e dato che lavora vicino a dove abita lei si è fermata li, io mi sveglio completamente bloccato, il naso chiuso, la gola che gratta e un mal di testa incredibile; una voce dall’interno del mio cervello mi spinge ad alzarmi ed ignorare il mio istinto di base (o di sopravvivenza) che mi diceva di restare a letto. La giornata è difficile, continuo a rispondere al telefono con una voce nasale o senza voce, il che non agevola molto le mie comunicazioni, in più il dolore e la stanchezza rimangono presenti per tutto il giorno. Alle 5 finito il turno il mio capo mi passa una birra che come per incanto fa sparire il mal gola, (almeno per qualche istante) dandomi così la speranza che io possa ancora salvare la serata. Tornando a casa (non di corsa, camminavo a malapena) faccio parte del tragitto con una nuova collega, che sembra uscita da un film sui college americani dove in genere c’è la figona che qualunque cosa dica è un’idiozia o un clichè; lei non è così carina ma le sue uscite sono perfettamente all’altezza. Durante la camminata ci tiene a comunicarmi dove sta andando e non sembra troppo contenta del fatto che ad un certo punto io la saluti dicendole “ok io adesso vado di la, buona serata e ci vediamo lunedi”, ma ero troppo stanco e il mio mal di testa era troppo galoppante per ascoltare ancora le interessantissime storie dei suoi fidanzati… Arrivato vicino a casa (con l’autobus) compio un ultimo sforzo e arrancando arrivo al bottle shop, 10 minuti di selezione mi portano a scegliere 3 frizzanti tra gli esteri, 2 italiani e un francese, oggi dato che ho il sentore che non uscirò, non guardo le offerte e sto sopra la media…
Passiamo la serata a casa con Gillian, tra me e lei siamo un concentrato di salute, io ho la febbre e parlo come un deficiente, lei ogni tanto comincia a tossire che sembra stia per morire (meno male che abbiamo smesso tutti e due di fumare da pochi mesi, che sia un segnale??), piano piano tra un film e qualche sketch le bottiglie se ne vanno e la serata trascorre serena. Il fattaccio accade quando Annie decide di farsi 2 uova strapazzate con un po’ di pane tostato: visto che le donne devono sempre fare almeno due cose assieme e non prestano quasi mai attenzione sufficiente (specialmente usando i coltelli); tagliando il pane, Annie decide di metterci in mezzo anche un dito e così tra la sua delicatezza e la lama precisa del coltello del pane, si massacra mezzo indice della mano sx. Rispondo alla chiamata di soccorso da bravo ex volontario sogit, la porto al lavandino e la posteggio con il dito sotto l’acqua corrente, poi vado a prendere un poi di carta igienica per tamponare, (era la cosa più vicina possibile ad una garza). Passiamo 5 minuti cambiando carta e tamponando la ferita quanto più possibile, poi quando le cose cominciano a calmarsi e il dito impazzito sembra essere finalmente sotto controllo, reduce da tutto questo stress, mi rilasso un secondo e come un sacco di patate svengo al suolo.
Il tonfo avviene in cucina, le ragazze pensano ad uno scherzo, d’altra parte non abbiamo bevuto chissà che follie e non ci sono state scene truci tipo arti mutilati da far svenire qualcuno, dopo qualche secondo realizzano che non è uno scherzo e cominciano a cercare di svegliarmi.
Ricordo esattamente la dinamica del risveglio, come se avessi fatto un riavvio forzato del sistema Rocco, la prima cosa ad essere tornata è stata l’udito, ricordo di sentire le voci del film (assolutamente non quelle di Annie e Gillian che pure erano molto più vicine), poi cominciano i primi pensieri come al risveglio, infatti la prima cosa che ho pensato è che mi fossi addormentato sul divano; poi ho cominciato a vedere ombre e lentamente a metterle a fuoco, contemporaneamente ho cominciato a sentire le voci delle ragazze che piuttosto spaventate mi chiedevano se mi ricordassi dove sono e cosa è successo (Annie ha subito pensato ai racconti del capodanno di qualche anno fa quando ho fatto uno sketch simile in montagna). Il riavvio del mio cervello non è durato più di 10 secondi, passati i quali mi sono rialzato e sentendo a pieno la botta dietro la testa mi sono ritrascinato sul divano tranquillizzando Gillian che sembrava sconvolta. La mia spiegazione del calo di pressione dovuto all’effetto congiunto di alcool e anti-influenzali (entrambi vasodilatatori e fluidificanti del sangue), che seguita da un picco nella richiesta di energia (dal divano al salvataggio del dito), ha portato il mio povero corpicione influenzato ad una insufficiente pressione sanguinea e di conseguenza ad un black out, è stata accettata da entrambe e il fatto che i miei discorsi fossero ancora noiosi era la conferma che stessi bene.
La serata è poi tornata alla normalità e si è conclusa in maniera tranquilla con il numero di malati salito al 100% degli occupanti della casa.
Sabato mattina, il sole (e il mio mal di testa) ci svegliano prestissimo, Annie mi comunica che ha appena cambiato la carta e che il dito non le sembra migliorare molto, quindi ci vestiamo e andiamo all’ospedale.
Il mio bernoccolo pulsa parecchio e rende il mio umore alquanto instabile, ma la pazienza di Annie e un po’ della mia coscienza ci portano a superare anche la fase ospedale (dove le hanno cucito 4 bei punti sul dito) ed arrivare così fino alla colazione dove le cose si sistemano.
Verso le 10.30 ci muoviamo verso Newtown dove dopo un’oretta di giro abbiamo appuntamento con Alice; ci aspetta a casa, posto che devo assolutamente vedere dopo le descrizioni che ho sentito. Il posto è infatti pazzesco, la “casa” che ha trovato grazie al figlio di un’amica di sua mamma (australiana) è ricavata da un magazzino vuoto, il posto che occuperà circa 120mq ha soffitti altissimi (almeno 10 metri), ed è completamente open space; la porta d’ingresso è una serranda seguita da un portone che si può aprire completamente, rendendo così possibile l’accesso al soggiorno in macchina. Appena entrati ci sono i bagni, divisi tra uomini e donne, con tanto di scritte sulle porte, che lasciano intendere come il posto tempo addietro fosse stato un locale; poi c’è la zona cucina, che è già all’interno dello spazio enorme che si potrebbe chiamare soggiorno o zona comune o campo da calcio, che è invaso da milioni di cose, dai divani alle biciclette, ai computer. Una rampa di scale porta al soppalco che occupa poco meno della metà della superficie disponibile, qui ci sono 4 stanze ricavate con pareti di compensato di poco più di 2 metri, quindi ancora ben lontane dal soffitto. Non considerando il macello che c’era in giro e la totale assenza di privacy (pareti di compensato) il posto è stupendo, dovessi decidere come costruire una casa la vorrei così! Grande, grande ispirazione!
Andiamo a fare una seconda colazione/pranzo assieme ad Alice che alle 14.30 deve scappare per andare al lavoro (il catering lavora principalmente nel w/e) e poi ci imbarchiamo per una delle ns solite camminate senza meta. Tra cambio delle medicazioni e starnuti siamo 2 schifezze ambulanti e per le 6 siamo costretti dalla stanchezza e ripiegare verso casa, dove non ci resta altro che piazzarci come il resto della settimana in divano…

I miei pensieri questa settimana una volta messomi il cuore in pace per il corso, altra cosa di cui mi sono sentito molto fiero, invece di fare i salti mortali cercando vie assurde di procurarmelo il prima possibile ignorando il buonsenso, sono stato capace di dire: “mercoledi” (e non è per una mancanza di interesse…); mi sono cmq preoccupato di dove metteremo Efrem, ho pensato che risistemando la sun room e magari aprendo le finestre la notte la si potrebbe anche usare, ma non ho veramente idea di come sarà a dicembre, bisognerà provare. Resta poi il fatto che l’accesso alla sun room è dipendente da camera nostra, il che significa che se Efrem torna tardi, torna con qualcuno o peggio va a lavorare all’alba, dovrebbe passare per la ns stanza da letto… Non è il massimo della comodità ma questo appartamento (e Gillian) mi piacciono parecchio e non vorrei doverli abbandonare.
Non ho ancora preso in considerazione, ne il recruitment ne la scrittura, che per ora sono in lista d’attesa giacchè ho dato priorità al corso apple, ma non riesco a smettere di sognare di comprare un nuovo obbiettivo e un pochino d’attrezzatura per fare qualche foto decente. Il mio problema è che mi sono abituato troppo bene a casa dove ho accesso a tutto quello che mi può servire e dove tutto sembra scontato, adesso mi accorgo di quando mi servirebbe un cavalletto o un flash, e soprattutto di quando costino…
Adesso (domenica) sono malato a letto, ho deciso di rimanere qui invece di andare con Annie da Nivi e Steve, credo abbia bisogno di parlare con loro senza avermi li, mi rendo conto che la mia presenza, a volte, è piuttosto ingombrante, la cosa non mi piace, ma non so proprio come cambiarla.
A volte la invidio per l’avere persone con cui parlare (da Nivi e Steve, ai suoi genitori a sua sorella) ma credo che la differenza principale non sia nelle persone che si ha attorno quanto alla persona che si ha dentro, credo che l’essere figlio unico o avere fratelli, porti ad una differenza sostanziale nella capacità di scelta. Io in genere decido e poi anche se totalmente insicuro comunico le mie decisioni e ne discuto con le persone a me care; Annie invece prende le decisioni assieme a queste persone. Non credo ci sia un meglio o un peggio sono solo due modi differenti di fare ma, dato il mio il mio carattere, io devo sempre essere invidioso del prossimo.
Adesso che mi sono accorto di aver scritto il post più lungo da quando ho cominciato questo blog, chiudo per questa settimana, e (messaggio tra le righe…) se qualcuno avesse un 80/200mm che non usa o proprio non sapesse come investire un po’ di soldi, qui c’è bisogno…
Baci a tutti, anche a quelli che non conosco ma che seguono puntualmente,
il rokorollo.