29 marzo
L'ultima volta che ho scritto eravamo appena arrivati a Hanoi, capitale del Vietnam e momento di rientro nel mondo come noi lo conosciamo. Ci e' voluto poco perché ci stufassimo del traffico e dei clacson costanti, così dopo soli 2 giorni, intensi e più che sufficienti, ci imbarchiamo in un tour organizzato alla volta di Halong bay. La nostra meta e' una serie di formazioni rocciose che emergono dall'acqua e salgono verticali per 30/40 metri, prendiamo una barca che naviga zig zagando tra queste strane strutture fino a raggiungere un isola privata dove ci aspettano i nostri bungalow; panorama incredibile e posto stupendo, ma causa pioggia a dirotto meta' delle attivita' previste saltano; ci consoliamo con una super cena riparati dal vento e la pioggia battente a pochi metri.
Torniamo a Hanoi il giorno seguente verso le 4 e decisi a lasciare la cittá il prima possibile compriamo un open ticket fino a Saigon nella stessa agenzia usata per la gita in barca; partiamo alle 6 e inutile dirlo, non avremmo dovuto fidarci. Il biglietto che abbiamo comprato ci permette di viaggiare tutta la costa fermandoci in diverse cittá per quanti giorni vogliamo, prendiamo 6 soste per 50€, tutto bene se non per il fatto che il bus e' ben diverso da quello che ci hanno mostrato in foto.
Prima tappa del nostro viaggio verso sud e' Nim Bhin, praticamente le stesse roccie di Halong bay ma sulla terra ferma, una piccola barchetta a remi ci porta per un tour di 2 ore, lento, smorto e soprattutto estrenamente scomodo, alla fine siamo cmq contenti di averlo fatto. Con le nostre biciclette a nolo ci perdiano un po' per i campi ma a parte il gironzolare a vuoto Nim Binh non offre molto. Esattamente 24 ore dal ns arrivo riprendiamo l'autobus, questa volta per un tratto ben più lungo, servono infatti 11 ore per raggiungere Hue; quando arriviamo sono le 8 del mattino e stravolti da una notte di salti valutare un albergo può non essere facilissimo; saliamo con il primo operatore che di promette una stanza ad un prezzo ragionevole e bon.
I nostri posti letto sul bus sono formati da sedili normali ai quali però e' stato aggiunto spazio per le gambe, il che li rende lunghi più di metro e più che sufficienti per dormire non fosse per la totale assenza di ammortizzatori e i clacson tutta la notte. Dalle informazioni raccolte strada facendo sappiamo che Hue non ha molto da offrire e nonostante sia un altro patrimonio dell'umanità (cominciò a chiedermi cosa non lo sia), non c'è molto da vedere, visitiamo un sopravvalutatissimo palazzo reale della dinastia dei Champa le cui parti più antiche risalgono al XIV secolo, che però e' così poco curato che da quasi fastidio; se l'unesco lo togliesse dalla sua protezione e un privato lo comprasse sarebbe meglio...
Tra 8 ore di camminata al giorno e 400 offerte di passaggi su motorini improbabili passa anche la giornata a Hue, dimenticavo che a Nim Binh siamo saliti su uno di questi motorino-taxi, disperati dall'aver sbagliato strada dopo km sotto un sole cocente abbiamo ceduto e siamo saliti su una specie di vecchio honda sh, praticamente la versione poco evoluta di un ciao ma con le marce, e con un pilota un po traballante per il ns peso abbiamo percorso quasi 10km... esperienze toccanti!
Lasciamo Hue alla volta di Hoi An; si, in vietnam scelgono i nomi in modi da incasinare i turisti ( la capitale e' Hanoi), dove arriviamo dopo 4 ore; si capisce da subito che questa e' una cittá diversa, tutto più relax, più pulito e più bello. Facciamo un po' di fatica a trovare un albergo, c'è ne sono a milioni ma sono tutti pieni, troviamo finalmente una stanza dall'altra parte della cittá dopo averla attraversata con gli zaini in spalla, per fortuna la cittá e' piccola e paragonati a quelli degli altri backpackers i nostri zaini sono piccolissimi.
Annie ha conprato a Sydney uno zaino da 50 litri e a fianco ha la sua borsa, io sono ancora peggio: il mio bagaglio e' composto dallo zaino della macchina fotografica, che con il resto dell'elettronica si prende meta' del posto e lo zainetto eastpack mezzo vuoto; tutto lo shopping che non abbiamo fatto in australia pensando di farlo qua non e' mai avvenuto e così lo zaino e' rimasto vuoto, almeno fino a qui... Hoi An e' la sartoria del vietnam, il maggior businness qui sono abiti su misura, e nei 2 giorni e mezzo che passiamo qui ci eserciteremo a resistere alla tentazione dello shopping su misura. Lasceremo la cittá con le pancie piene, le tasche più leggere e un bel po' di vestiti in più... (non ho speso molto, solo il minimo per poi non pentirmi di non averlo fatto).
Un viaggio infinito tra le 6 di sera e l'una di pomeriggio, durante il quale partecipo attivamente all'accensione dell'autobus a spinta, ci porta a mui ne, una sorta di piccolo paradiso della costa vietnamita. L'intero paese ruota intorno al turismo ed e' composto praticamente solo da alberghi e piccoli resort, questo generalmente e' una nota dolente, ma piazzato nel bel mezzo del vietnam e' come un'oasi. Come migliaia di altri turisti di fermiamo a ricaricare le batterie qui per 4 giorni, due in un alberghetto decente facendo i turisti in giro per la zona e altri due in un albergo più carino, dal quale non siamo mai usciti se non per mangiare.
Rianimati dai due giorni di sole e piscina privata, un po' triste per non aver provato il kite-surf (troppo caro per le mie finanze dilapidate ormai da tempo), riprendiamo per l'ultima volta il nostro autobus, a dir il vero riusciamo a perdere il ns e farci piazzare su quello seguente, alla volte di Ho Chi Min city, meglio nota come Saigon.
Hanoi capitale dell'ex Vietnam del nord e' sempre stata comunista, Saigon e tutto il suo sud no; e si vede. La differenza e' abissale, qui ci sono i marciapiedi dapperutto, dopo un paio di settimane in questo paese uno tende a dimenticersene, e in più non li usano come parcheggio, formidabile! Il clacson, pur sempre in largo uso, non e' così incessante e l'architettura, beh quella semplicemente c'è, a Hanoi no. A Saigon visitiamo tra le altre cose il museo della guerra, con immagini così crude da fare impressione, soprattutto quelle degli effetti dei gas americani sui bambini nati nelle zone colpite. Ben sviluppato e molto istruttivo.
Il giorno seguente ci imbarchiamo in un tour organizzato alla volta di un tempio dal nome impronunciabile (che però significa alta montagna), sede ufficiale di una religione, abbracciata da 2 milioni di vietnamiti, che unifica tratti cattolici, buddisti, mussulmani e confuciani (si scrivera' mai così?). Dopo una breve visita assistiamo ad una delle 4 preghiere giornaliere che devo ammettere essere stata una bella esperienza. Nel pomeriggio di muoviamo alla volta di Cu Chi, un villaggio a 100km da Saigon dove però la gente ha abbracciato il movimento comunista e ha combattuto per il fronte di liberazione proveniente dal nord.
Essendo bombardati costantemente i residenti hanno costruito tutta una serie di strutture e gallerie sotterranee, alcune delle quali ancora visitabili, che oggi sono un'attrazione turistica controllata dai militari. Un video terribile di origine vietnamita degli anni '70 mostra come gli eroi di Cu Chi guadagnavano il titolo in base a quanti americani uccidevano, mi fa venire voglia di imbracciare l'M60 a disposizione per provare a riprendere le ostilita', ma non credo di essere il primo a provare istinti omicidi e le armi sono quindi tutte incatenate.
Imbraccio cmq il fucile di rambo ma mi rifiutò di spendere i 15€ che mi chiedono per 10 proiettili (anche se so che non mi ricapitera' presto la possibilitá di sparate con un M60, anzi speriamo mai), il mio livello di testosterone sale immediatamente alle stelle, e improvvisanente capisco come con uno strumento del genere in mano ci si possa sentire invincibili (gli americani hanno perso la guerra ma non c'entra).
La sera di nuovo in giro per Saigon, pronti per rimetterci in viaggio la mattina seguente.
Alle 7.45 comincia il nostro tour di 3 giorni sul delta del Mekong che ci portera' fino in Cambogia, alle 9 ci siamo già pentiti di essere con tour invece che da soli. Tralasciando l'inconveniente che ogni cosa che vediamo e' ricamata per i turisti, visitiamo una fabbrica di caramelle al cocco e una zona dove coltivano solo frutta, assaggiamo il miele locale e viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo.
Ci mettono a dormire in un posto dove non c'e' nulla, ma non ci scoraggiamo, tra storielle e indovinelli ce la passiamo. Il giorno dopo un mercato galleggiante sul fiume e allevamento di coccodrilli+ tempio antichissimo nel pomeriggio, viaggio, viaggio, viaggio e di nuovo nulla la sera, questa volta accompagnato però da un caldo irrespirabile. Questa mattina, allevamento di pesci (qualcosa di immensamente grande) e 3 ore in barca; adesso siamo sul confine per entrare in Cambogia, l'ultima tappa del ns viaggio prima del rientro. Vedaremo ah...
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diario del viaggio australe del roccolino più amato di tutta via san francesco
mercoledì 1 aprile 2009
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