diario del viaggio australe del roccolino più amato di tutta via san francesco
mercoledì 2 luglio 2008
il compleanno
2 luglio: compleanno di Annie, lei oggi ha un orario diverso, comincia e finisce un’ora prima; bene così ci incontriamo prima il pomeriggio però la sveglia alle 6.15 si sente… Appena svegli aspetto che lei vada in bagno per sistemare il mio regalo in armadio e richiudere la porta, mi risistemo a letto e con aria indifferente aspetto; Annie torna, apre l’armadio, ma continua a vestirsi senza notare una scatola bianca in piedi esattamente davanti a lei, devo fare alcuni commenti prima che la veda poi, finalmente, se ne accorge e urlando lo apre tutta contenta. L’altro giorno mi sono fatto venire il mal di testa ad annusare profumi ma credo di aver fatto una buona scelta, mi piace come le sta addosso e comprare un profumo dovendolo immaginare su di una persona è sempre un azzardo; sembrerebbe andato bene. La mia alternativa (scartata perché mi andava notevolmente fuori budget) era l’iscrizione ad un corso di ginnastica con il palo da lap dance, sembrava faticosissimo ma molto molto divertente, solo che bisognava aderire al club per tutto l’anno e poi iscriversi al corso, un tantinellino eccessivo.
Torno a dormire e mi risveglio per le 8, un controllino veloce alle mail e via subito ad un’interview in centro, non mi sembra vero che sia così vicino, e con questo pensiero in testa, resto imbrogliato nel traffico, poi sbaglio fermata e arrivo con 15 minuti di ritardo. Ero tutto preoccupato della pessima impressione che avrei fatto presentandomi alla prima interview in ritardo, chi mai darebbe un lavoro ad uno che si presenta tardi il primo giorno??? Una compagnia di vendite ecco chi! Come apro la porta, pur essendo altre facce, un altro ufficio e un altro lavoro rivedo esattamente quello che ho visto il mese scorso quando sono entrato alla Playfair, uguale. Improvvisamente non mi interessa più molto l’essere in ritardo, tanto siamo in 10; mi rifilano le solite scartoffie da compilare, ma prima chiedo che tipo di vendita sarebbe, la segretaria mi risponde “cose alle esposizioni”, una risposta più vaga era difficile ma credo che lo abbia fatto apposta per non darmi indizi che potrebbero farmi avere un’idea prima di aver parlato con chi di dovere. Dopo aver risposto alle domande tipo “vorresti essere il boss di te stesso” che tradotto nella lingua di chi non è disperatamente alla ricerca di un lavoro significa: non ti diamo nessuna paga fissa. La seconda volta le cose sono più chiare, entro nell’ufficio ed ho decisamente un’altra faccia di quando sono entrato nell’ufficio di Will, parlo con una persona che non è il capo e la differenza si vede (Will era il proprietario di quel posto e ancora un paio uguali), questo mi racconta la solita storia (dico solita perché è talmente uguale che probabilmente è standard) del capo che è arrivato come backpacker poverissimo e senza una casa che in 5 anni è diventato proprietario di 7 uffici spersi per l’Australia e la Nuova Zelanda… Non dico che non sia possibile, in effetti il potenziale di guadagno c’è se non te ne frega nulla di approfittarti delle persone, ma quanti effettivamente possono aver fatto la stessa fulminante carriera? E poi, sono tutti europei o è una coincidenza? Perché altrimenti dovrebbe essere un po’ frustrante per gli australiani. Forse il capo è sempre dello stesso continente dell’intervistato, così che questo pensi di essere simile ed avere le stesse possibilità, ma qui sto probabilmente andando oltre il normale impegno psicologico dell’intervistatore, queste probabilmente sono cose che verrebbero da pensare solo agli italiani, o almeno spero… non sono l’unico a cui vengono in mente vero? Comunque dopo un’intervista mediamente noiosa, in cui rispondo svogliato il mio intervistatore mi dice che vede qualcosa in me… (che originale, ancora un po’ e rispondevo alle domande prima che le facesse) e che domani mattina alle 9 mi vorrebbe mandare fuori con uno dei suoi a vedere il lavoro, praticamente la stessa cosa di Playfair solo che questi vendono carte di credito e hanno uno stand alle esposizioni/concerti/mostre invece che bussare alle porte, ma il concetto è lo stesso e non mi piace.
Finito il colloquio, bello che libero me ne torno a casa, non so perché ma anche oggi la linea in TGV è agonizzante, forse monitorano il mio computer e di conseguenza mi limitano la banda però non c’è scritto da nessuna parte; cmq tra cv e il vaio, che ormai riesce a far girare Windows 2000 tranquillamente (che traguardi nel 2008 ah?) mi perdo fino alle 4.
Esco alla volta della city dove ho appuntamento con Annie, mi riporto il mac agonizzante perché in TGV non c’è dove attaccarsi alla corrente e la batteria del vaio non è molto performante, anzi me ne servirebbe una nuova (se qualcuno da casa volesse regalarmela…); aspetto su skype l’appuntamento con tutti i nonni e la mamma, e via 10 minuti di videochiamata così che anche l’altra nonna mi veda e si accerti che sto bene… gran bella cosa Skype e i miei tecno-nonni l’hanno installato e lo usano tranquillamente!!!
Dopo ancora un paio di chiamate andiamo a fare un giro alla ricerca di stivali per Annie, è come cercare un fiore in palude (tecnicamente possibile, ma alquanto improbabile), e poi dopo aver fallito come sempre la missione, le compro un chai latte di Starbucks e la porto a cena. Mangiamo giapponese a Randwick accompagnati da un paio di bottiglie di un vino bevibile, (so che suona male ma già arrivare al bevibile qui è un traguardo, per salire al buonino bisogna spendere 25/30 a bottiglia che non ho…) e, dopo una splendida serata, arriviamo a casa per le 10.30; del tutto inaspettato il regalo di Gillian conclude la giornata e stanchi ma contenti andiamo nel lettone.
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