e se non fosse tutto qui...

diario del viaggio australe del roccolino più amato di tutta via san francesco

mercoledì 1 aprile 2009

Along the shore

29 marzo

L'ultima volta che ho scritto eravamo appena arrivati a Hanoi, capitale del Vietnam e momento di rientro nel mondo come noi lo conosciamo. Ci e' voluto poco perché ci stufassimo del traffico e dei clacson costanti, così dopo soli 2 giorni, intensi e più che sufficienti, ci imbarchiamo in un tour organizzato alla volta di Halong bay. La nostra meta e' una serie di formazioni rocciose che emergono dall'acqua e salgono verticali per 30/40 metri, prendiamo una barca che naviga zig zagando tra queste strane strutture fino a raggiungere un isola privata dove ci aspettano i nostri bungalow; panorama incredibile e posto stupendo, ma causa pioggia a dirotto meta' delle attivita' previste saltano; ci consoliamo con una super cena riparati dal vento e la pioggia battente a pochi metri.

Torniamo a Hanoi il giorno seguente verso le 4 e decisi a lasciare la cittá il prima possibile compriamo un open ticket fino a Saigon nella stessa agenzia usata per la gita in barca; partiamo alle 6 e inutile dirlo, non avremmo dovuto fidarci. Il biglietto che abbiamo comprato ci permette di viaggiare tutta la costa fermandoci in diverse cittá per quanti giorni vogliamo, prendiamo 6 soste per 50€, tutto bene se non per il fatto che il bus e' ben diverso da quello che ci hanno mostrato in foto.

Prima tappa del nostro viaggio verso sud e' Nim Bhin, praticamente le stesse roccie di Halong bay ma sulla terra ferma, una piccola barchetta a remi ci porta per un tour di 2 ore, lento, smorto e soprattutto estrenamente scomodo, alla fine siamo cmq contenti di averlo fatto. Con le nostre biciclette a nolo ci perdiano un po' per i campi ma a parte il gironzolare a vuoto Nim Binh non offre molto. Esattamente 24 ore dal ns arrivo riprendiamo l'autobus, questa volta per un tratto ben più lungo, servono infatti 11 ore per raggiungere Hue; quando arriviamo sono le 8 del mattino e stravolti da una notte di salti valutare un albergo può non essere facilissimo; saliamo con il primo operatore che di promette una stanza ad un prezzo ragionevole e bon.

I nostri posti letto sul bus sono formati da sedili normali ai quali però e' stato aggiunto spazio per le gambe, il che li rende lunghi più di metro e più che sufficienti per dormire non fosse per la totale assenza di ammortizzatori e i clacson tutta la notte. Dalle informazioni raccolte strada facendo sappiamo che Hue non ha molto da offrire e nonostante sia un altro patrimonio dell'umanità (cominciò a chiedermi cosa non lo sia), non c'è molto da vedere, visitiamo un sopravvalutatissimo palazzo reale della dinastia dei Champa le cui parti più antiche risalgono al XIV secolo, che però e' così poco curato che da quasi fastidio; se l'unesco lo togliesse dalla sua protezione e un privato lo comprasse sarebbe meglio...

Tra 8 ore di camminata al giorno e 400 offerte di passaggi su motorini improbabili passa anche la giornata a Hue, dimenticavo che a Nim Binh siamo saliti su uno di questi motorino-taxi, disperati dall'aver sbagliato strada dopo km sotto un sole cocente abbiamo ceduto e siamo saliti su una specie di vecchio honda sh, praticamente la versione poco evoluta di un ciao ma con le marce, e con un pilota un po traballante per il ns peso abbiamo percorso quasi 10km... esperienze toccanti!

Lasciamo Hue alla volta di Hoi An; si, in vietnam scelgono i nomi in modi da incasinare i turisti ( la capitale e' Hanoi), dove arriviamo dopo 4 ore; si capisce da subito che questa e' una cittá diversa, tutto più relax, più pulito e più bello. Facciamo un po' di fatica a trovare un albergo, c'è ne sono a milioni ma sono tutti pieni, troviamo finalmente una stanza dall'altra parte della cittá dopo averla attraversata con gli zaini in spalla, per fortuna la cittá e' piccola e paragonati a quelli degli altri backpackers i nostri zaini sono piccolissimi.

Annie ha conprato a Sydney uno zaino da 50 litri e a fianco ha la sua borsa, io sono ancora peggio: il mio bagaglio e' composto dallo zaino della macchina fotografica, che con il resto dell'elettronica si prende meta' del posto e lo zainetto eastpack mezzo vuoto; tutto lo shopping che non abbiamo fatto in australia pensando di farlo qua non e' mai avvenuto e così lo zaino e' rimasto vuoto, almeno fino a qui... Hoi An e' la sartoria del vietnam, il maggior businness qui sono abiti su misura, e nei 2 giorni e mezzo che passiamo qui ci eserciteremo a resistere alla tentazione dello shopping su misura. Lasceremo la cittá con le pancie piene, le tasche più leggere e un bel po' di vestiti in più... (non ho speso molto, solo il minimo per poi non pentirmi di non averlo fatto).

Un viaggio infinito tra le 6 di sera e l'una di pomeriggio, durante il quale partecipo attivamente all'accensione dell'autobus a spinta, ci porta a mui ne, una sorta di piccolo paradiso della costa vietnamita. L'intero paese ruota intorno al turismo ed e' composto praticamente solo da alberghi e piccoli resort, questo generalmente e' una nota dolente, ma piazzato nel bel mezzo del vietnam e' come un'oasi. Come migliaia di altri turisti di fermiamo a ricaricare le batterie qui per 4 giorni, due in un alberghetto decente facendo i turisti in giro per la zona e altri due in un albergo più carino, dal quale non siamo mai usciti se non per mangiare.

Rianimati dai due giorni di sole e piscina privata, un po' triste per non aver provato il kite-surf (troppo caro per le mie finanze dilapidate ormai da tempo), riprendiamo per l'ultima volta il nostro autobus, a dir il vero riusciamo a perdere il ns e farci piazzare su quello seguente, alla volte di Ho Chi Min city, meglio nota come Saigon.
Hanoi capitale dell'ex Vietnam del nord e' sempre stata comunista, Saigon e tutto il suo sud no; e si vede. La differenza e' abissale, qui ci sono i marciapiedi dapperutto, dopo un paio di settimane in questo paese uno tende a dimenticersene, e in più non li usano come parcheggio, formidabile! Il clacson, pur sempre in largo uso, non e' così incessante e l'architettura, beh quella semplicemente c'è, a Hanoi no. A Saigon visitiamo tra le altre cose il museo della guerra, con immagini così crude da fare impressione, soprattutto quelle degli effetti dei gas americani sui bambini nati nelle zone colpite. Ben sviluppato e molto istruttivo.

Il giorno seguente ci imbarchiamo in un tour organizzato alla volta di un tempio dal nome impronunciabile (che però significa alta montagna), sede ufficiale di una religione, abbracciata da 2 milioni di vietnamiti, che unifica tratti cattolici, buddisti, mussulmani e confuciani (si scrivera' mai così?). Dopo una breve visita assistiamo ad una delle 4 preghiere giornaliere che devo ammettere essere stata una bella esperienza. Nel pomeriggio di muoviamo alla volta di Cu Chi, un villaggio a 100km da Saigon dove però la gente ha abbracciato il movimento comunista e ha combattuto per il fronte di liberazione proveniente dal nord.

Essendo bombardati costantemente i residenti hanno costruito tutta una serie di strutture e gallerie sotterranee, alcune delle quali ancora visitabili, che oggi sono un'attrazione turistica controllata dai militari. Un video terribile di origine vietnamita degli anni '70 mostra come gli eroi di Cu Chi guadagnavano il titolo in base a quanti americani uccidevano, mi fa venire voglia di imbracciare l'M60 a disposizione per provare a riprendere le ostilita', ma non credo di essere il primo a provare istinti omicidi e le armi sono quindi tutte incatenate.

Imbraccio cmq il fucile di rambo ma mi rifiutò di spendere i 15€ che mi chiedono per 10 proiettili (anche se so che non mi ricapitera' presto la possibilitá di sparate con un M60, anzi speriamo mai), il mio livello di testosterone sale immediatamente alle stelle, e improvvisanente capisco come con uno strumento del genere in mano ci si possa sentire invincibili (gli americani hanno perso la guerra ma non c'entra).

La sera di nuovo in giro per Saigon, pronti per rimetterci in viaggio la mattina seguente.
Alle 7.45 comincia il nostro tour di 3 giorni sul delta del Mekong che ci portera' fino in Cambogia, alle 9 ci siamo già pentiti di essere con tour invece che da soli. Tralasciando l'inconveniente che ogni cosa che vediamo e' ricamata per i turisti, visitiamo una fabbrica di caramelle al cocco e una zona dove coltivano solo frutta, assaggiamo il miele locale e viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo.

Ci mettono a dormire in un posto dove non c'e' nulla, ma non ci scoraggiamo, tra storielle e indovinelli ce la passiamo. Il giorno dopo un mercato galleggiante sul fiume e allevamento di coccodrilli+ tempio antichissimo nel pomeriggio, viaggio, viaggio, viaggio e di nuovo nulla la sera, questa volta accompagnato però da un caldo irrespirabile. Questa mattina, allevamento di pesci (qualcosa di immensamente grande) e 3 ore in barca; adesso siamo sul confine per entrare in Cambogia, l'ultima tappa del ns viaggio prima del rientro. Vedaremo ah...

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lunedì 16 marzo 2009

Good morning Vietnam!

Finalmente dopo la sosta prolungata riusciamo a lasciare Luang Prabang; il patrimonio dell'umanita' aveva cominciato un po' a stufare lo spirito, meno le gambe, molto più riposate.

Martedi, visto bello che stampato nel passaporto, prendiamo il volo su un autobus con le ali e lasciamo il Laos. Atterriamo un'ora dopo a Hanoi, il cui aereoporto fa subito intendere che questo e' un paese più evoluto. Dopo aver letto su tutte le guide notizie di tassisti terribili, che deviano di km dalla rotta stabilita e decidono per te l'albergo, decidiamo di dividere una macchina privata con un inglese conosciuto qualche giorno prima. Siamo in cittá alle 7 e alle 7.15 nella stanza da 15$ che terremo per 3 giorni.

La prima cosa che impressiona di Hanoi e'la guida, nessuna regola appare evidente, solo uno sciame di veicoli che si infilano senza pensarci troppo in ogni spazio possibile, lo strumento più usato e' il clacson, suonato quasi costantemente da tutti, mentre gli specchi non ci sono, chi mai dovrebbe guardare dietro?

I semafori non ci sono o salvo rare eccezzioni, sono spenti; arrivando ad un incrocio i vietnamiti rallentano e suonano il clacson per avvisare del loro arrivo, fine. Nessun problema se non fosse che questo accade contenporaneamente da 3 o 4 direzioni per incrocio (le 2 di marcia più gli eventuali contromanisti), tutto questo schivando i pedoni la cui unica possibilitá e affidarsi alla fede, qualunque essa sia, e andare.

Il rapporto motorini/auto e' 100/1 e la cosa dopo poco sembra normale; ho deciso che il tutto funziona per la totale non aggressivita' della loro guida, non esiste il concetto di passo prima io, c'e' un generale passiamo assieme accettato da tutti che rende la cosa possibile e funzionante; magnifico!

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mercoledì 11 marzo 2009

Lungo il mekong

Sabato 7 marzo

Dopo la totale assenza di gibbons nel gibbon park e con l'aria di chi ha mancato qualcosa, decidiamo di scappare da huoaxay il prima possibile; ci avventuriamo così in 14 ore di autobus alla volta di luang prabang, scartando l'idea dei 2 giorni di barca lungo il mekong (credo che me ne pentiro' a lungo). Arriviamo nel cuore del laos, nel goiello protetto dall'unesco, alle 9 di sera e, stanchi morti dal viaggio, prendiamo la prima stanza che troviamo. Finalmente, dopo ormai 5 giorni, dormo una notte di tranquillita', ciò nonostante la prima cosa la mattina e' cercare una stanza vera; non siamo un granché come backpackers, abbiamo bisogno di un minimo di comfort.

Scopriamo presto che i ns sospetti erano fondati, il Laos e' più Caro della thailandia; e anche se rispetto all'europa i prezzi sono ridicoli si vedono cmq le finanze scomparire più in fretta. Ci troviamo una guest house modesta che non ci metta a dormire in uno scantinato, e per 130.000 khip al giorno (13€) abbiamo anche il caffè laotiano illimitato.

Prima di pranzo abbiamo fatto il giro dell'intera cittá e incontrato tutti quelli che erano sull'autobus con noi, alcuni più di una volta.
Facciamo due calcoli sui tempi e decidiamo che 5 giorni siano più che sufficienti per tutto, compriamo così un biglietto aereo per Hanoi per sabato (l'alternativa erano 20 ore di bus fino al confine e poi chissa' quanto), spendiamo una follia ma non abbiamo scelta.

Martedi mattina affittiamo una moto, questa volta sono più Fortunato e riesco a prendere una honda xr250 abbastanza recente; Steve non guida da anni quindi decidiamo si fare qualche lezione di guida prima che noleggi la sua; a ora di pranzo, con i serbatoi pieni (1€ al litro), partiamo direzione sud per delle cascate meravigliose. il giro in moto non e' male e le vasche che si formano sotto le cascate sono stupende, ci facciamo un bagno e ripartiamo con calma verso le 4. Il ns piano era di proseguire guidando nella direzione opposta, ripassare la cittá e andare a dormire in un camp per elefanti, ma l'xr non e' dalla ns parte.

In prossimita' della cittá, buchiamo la ruota dietro, un'ora persa e un kilo di soldi buttati, una volta ripartiti facciano pochi km prima che l'impianto elettrico si spenga di botto; nessun indicatore, no avviamento e, una volta accesa a spinta sulla ghiaia, luci con l'intensita di un cerino; tutto questo in mezzo ad una giungla che sta diventando buia.

Optiamo per non seguire il mai molar triestino e ritorniamo al noleggio. Il giorno seguente, con la moto riparata ripartiamo per lo stesso giro e scopriamo che il camp e' piuttosto brutto e, a meno che non li abbiamo nascosti bene, cosa generalmente difficile da insegnare, di elefanti c'è n'erano ben pochi.

Continuiamo a guidare su strade deserte seguendo il percorso del mekong, finiamo sia in villaggi senza corrente elettrica sia in resort di lusso; in ogni caso tutto si muove molto lentamente.
Giovedì facciamo un corso di cucina laotiana, la maniera in cui e' realizzato non e' divertente come quello thai, ma il posto in cui siamo e i piatti preparati sono squisiti. Passiamo il resto del pomeriggio a leggere in terrazza; siamo ritornati a temperature proibitive e qualunque attivita' pomeridiana e' da escludere. Venerdì sveglia alle 5 per andare ad assistere alla processione mattutina dei monaci, senza pronunciare parola alcuni aprono il loro cesto e i fedeli(?) vi infilano del cibo; quello sara' il loro unico pasto per la giornata.

Colazione con Nivi e Steve e giro dei templi, poi nel pomeriggio io in terrazza ed Annie a fare l'ultimo dei massaggi laotiani, mi stavo dimenticando di questa esperienza incredibile di cui abbiamo approfittato gia' 2 volte in 4 giorni.
La sera li incontriamo di nuovo, e purtroppo per l'ultima volta, Nivi e Steve noi offriamo l'aperitivo e loro la cena; e' il compleanno di Nivi e ci porta in un ristorante lao top, recensito benissimo e che sembra veramente fuori luogo in questa cittá; una cena incredibile. Piatti semplici ma perfetti con dei sapori pazzeschi, la miglior cena da un pezzo.

Il Laos e' un paese comunista, e si vede.
La vita che percepisco qui e' ben diversa da quella thai, qui la gente non sorride alla stessa maniera e, per quanto difficile, sono ancora più lenti nel fare qualunque cosa. Una curiosita' che ho notato e' il totale disinteresse per il tempo, non ci sono orologi e alla domanda che ora e'? Non ne hanno idea.

Altra cosa che rende la thailandia preferibile, da un punto di vista turistico, e' la totale assenza di concorrenza; tutti vendono gli stessi 5 prodotti allo stesso identico prezzo, divertente all'inizio ma terribilmente frustrante dopo qualche giorno, nessuna forma di attivita' imprenditoriale e solamente bugie per catturare il turista sprovveduto e stanco.

Cmq una volta accettata questa maniera di vivere (se e' possibile accettarla) qui si vive molto facilmente, ti chiederanno sempre il triplo del normale perché sei bianco, ma il triplo e' comunque pochissimo...

Oggi, sabato, passiamo la mattina ciondolando su e giù per la strada principale, spendiamo una fortuna (4€) per un pranzo cattivo, il primo pasto scadente da quando siamo qui, e con molta calma ci avventuriamo all'aereoporto; e' solamente al check in che scopriamo di aver bisogno di un visto prima di entrare in Vietnam, in genere abbiamo sempre fatto tutto sul confine, ma qui e' diverso. Neanche a dirlo non se ne parla fino a lunedi, e con le 24 ore per il rilascio significa che siamo bloccati qui fino a martedi. Il tassista all'aereoporto ha rischiato grosso di vedermi esplodere quando ci ha chiesto uma rapina per pochi km. Ma questo e' il Laos, e bisogna accettarlo così com'è, se lo si puo fare...


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giovedì 5 marzo 2009

Welcome to the jungle

1 marzo

Huoey xay, o qualcosa su questo genere, non e' esattamente la cittá in cui ci si vorrebbe trovare. E' composta da un tratto di strada intorno al punto dove c'è il confine; e' costellata da guest houses e ristorantini medio brutti, ciò nonostante e' piena di backpackers. La mattina del 26, dopo la seconda notte di sveglia alle 4 per via di galli e monaci, ci presentiamo alla sede del gibbon experience, il nostro gruppo (8 persone) viene imbarcato su una jeep, 4 dentro e altri 4 in cassone dietro, e cosi sistemati partiamo. Il tragitto dalla cittá, se così ai può chiamare, al parco dura due ore, Durante le quali maledico chi ha costruito il cassone, ovviamente mica eravamo dentro noi... Arriviamo verso le 11 all'ultimo villaggio prima della giungla, li finisce la strada guidabile e, zaini in spalla, partiamo per questa avventura ignota. Gibbon experience e' un progetto di turismo eco-solidale realizzato dai locali su progetto occidentale, per farla semplice: i francesi hanno suggerito il progetto e curato tutti gli aspetti organizzativi, i laotiani lo hanno realizzato e lo gestiscono, i soldi rimangono nel paese e servono a creare delle nuove figure lavorative: i rangers.

Eravamo rimasti alle 11, partiamo a piedi e dopo meno di 5 minuti siamo tra gli alberi, la temperatura e' perfetta e camminiamo abbastanza in fretta, un panino per pranzo e verso le 2 siamo a meta'strada dove facciamo una pausa di riposo e ci vengono date le imbragature: un imbrago da roccia (non so il nome tecnico) con agganciata una slitta e un cavo di sicurezza. Da lì, dopo le solite foto ridicole per il nuovo abbigliamento, ripartiamo destinazione case sugli alberi. Non passa molto prima di testare il funzionamento di slitta e imbrago, era ovvio infatti che la montagna non potesse salire per sempre, e così giunti in cima finalmente abbiamo una visione più chiara della nostra giungla.

Un alternarsi di picchi e valli più o meno infinito con la nebbia pesante che fa da contrasto al cielo azzurro, uno spettacolo incredibile; ovviamente non e' pensabile andare su e giù per le montagne, quindi hanno passato dei grossi cavi d'acciaio da una montagna all'altra e la gente scorre appesa a questi imbraghi ad una velocità pazzesca su altezze che facilmente raggiungono i 150 metri. Un esperienza che toglie abbastanza il fiato, la prima volta ho avuto seriamente paura. Cmq dopo un paio di corse sui cavi raggiungiamo finalmente la casa, una struttura tonda costruita su di un albero, a 30 metri da terra, ovviamente raggiungibile solamente con i cavi.

La vista e' incredibile in tutte le direzioni, e siamo veramente nella casa sugli alberi che tutti almeno una volta hanno sognato di costruire... La nostra guida a questo punto ci abbandona e va a cucinare la cena, noi esausti ci riprendiamo dalla scarpinata. Io parto per un paio di giri esplorativi della montagna (e per farmi quante più corse possibili sui cavi) poi verso le 5 torno sull'albero che la cena e' pronta. Ovviamente non c'e corrente (acqua potabile si però) e con il sole che tramonta alle 6.30 la cena dev'essere attorno alle 5, noi cmq, morti di stanchezza, siamo tutti a letto alle 7.

A parte noi 4 ci sono 3 tedeschi, padre simpatico con 2 figli molto poco socievoli e un'australiana simpatica che si chiama annie; ovviamente la adottiamo peccato che non si riesca a trovare una sintonia con i crucchi, non sembravano molto interessati. La mattina siamo in piedi alle 6, la notte di dormire se ne è parlato ben poco: tra caldo per via della rete antizanzare e i rumori del bosco, avro' dormito forse 3 ore; cmq la nostra guida ci porta in spedizione alle 6.30 per vedere se troviamo qualche animale curioso: niente da fare, 1 ora e mezza di scarpinata a vuoto; si torna per colazione e poi via di nuovo.

Riprendiamo tutta la ns roba e ci spostiamo nuovamente; a pranzo ci si ferma vicino una cascata di cui approfittiamo per un bagno e incontriamo l'altro gruppo di 8 con il quale stiamo scambiando casa, noi li mettiamo in guardia sul nido di vespe che c'è in bagno e loro ci avvertono dei topi che scorazzano la notte...
Seconda casa più semplice della prima e anche un po' più bassa ma con vista aperta su una vallata col fiume in mezzo, incredibile.

A nanna alle 7, con buio ormai pesto, tempo 10 minuti si sentono i primi litigi topeschi ma dopo il primo morto nella trappola si calmano un po'; non sara' una notte semplice nemmeno questa. Nota da ricordare: la Annie australiana non e' troppo felice di dormire con nessuno dei tedeschi quindi organizziamo un grande letto per tre e io dormo con 2 Annie!

La mattina del terzo giorno solita sveglia all'alba e colazione alla cascata, durante tutta la permanenza abbiamo mangiato colazione pranzo e cena alla stessa maniera: un enorme cesto di riso bianco e diversi pentolini di gustosissime verdure scottate, tutto veramente delizioso ma la mattina non si sposano molto bene con il caffè, specialmente con il caffè laotiano. Fatta colazione ci incanminiamo per la marcia conclusiva che ci riporta al campo base, questa volta dopo una lunga salita e una lunghissima discesa nella giungla affrontiamo una pianura dove si suda molto di più e dove si incontrano oltre ai fiumi e gli alberi di banane anche qualche campicello di papaveri da oppio nascosto qua e la... Siamo alla base verso le 11.30 e torneremo a huoxay (circa) verso le 3, gibbon incontrati: 0, ma che esperienza!


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sabato 28 febbraio 2009

Good bye Thailand

25 febbraio

Lasciare Bangkok non e' stato molto difficile, il traffico completamente bloccato della mattina ci ha quasi fatto perdere il treno ma con una leggera corsetta ce l'abbiamo fatta.10 minuti dopo la partenza scopriamo che i nostri biglietti non sono per stare seduti e un controllore ci ordina di alzarci, lo mando a quel paese ma mi alzo; dirlo prima no?

In 2 ore siamo ad Ayuttaya dove, appena fuori la stazione, noleggiamo un rinchio-motorinchio e partiamo per questi famosi templi antichi. Rovine a parte in questa cittá, che sembra più un paesetto, non c'e' nulla; ci rapinano sul pranzo (pro e contro del mangiare in locali veri) e dopo un po' i templi cominciano a sembrare tutti uguali; l'umidita in asia e' pazzesca e ci si stanca molto prima. Alle 6 rendiamo il rinchio e passiamo le 3 ore rimanenti in un locale con 2 francesi, uno dei quali e' un 30enne insegnante di chimica...

Prendiamo il treno che si presenta comodo con un'ora di ritardo e partiamo alla volta di Chiang Mai. Il treno notturno e' un'altra mia prima volta; data l'ora ci trasformano i sedili in letti appena entriamo non lasciandoci così grandi opzioni sul da farsi, io prendo il letto sopra ma tengo compagnia ad Annie per i 3 minuti che la separano dal coma profondo, poi chiudo le mie tendine e mi metto a leggere per un po'. I treni in asia non sono fatti considerando la mia altezza come media e va a finite che passo più tempo sveglio che altro.

Chang Mai e' un'altra storia rispetto a Bangkok, lo sento già dal primo momento, tutto si muove più lentamente, l'aria e' respirabile e, almeno mattina e sera, la temperatura e' vivibile. Dopo una decina di guest houses ci prendiamo una stanza subito fuori le mura della cittá storica, questa e' quella che e' considerata la vera capitale della thailandia da molti e il gioiello del nord da tutti gli altri.

La cittá in sè e' bella, questo non e' un paese che colpisce per la sua architettura ma non ci si può lamentare, la vita come visto da subito e' tutta un'altra cosa, tutti molto più simpatici e meno oppressivi nel farti salire sul loro taxi o vendetti un vestito. La vita qui e' veramente easy. Il primo giorno lo passiamo a zonzo per la cittá' tutto all'interno delle mura per apprezzare un paio di templi antichi e orientarci un po', io sono mezzo cadavere quindi ci concediamo un thai massage e a letto per le 10.

26 febbraio

Secondo giorno corso di cucina, dalle 9.30 alle 15 cuciniamo 6 piatti ciascuno, inclusa una gita al mercato per vedere tutte le verdure, le spezie e la frutta.
Mi cucino finalmente il pad thai come va fatto, degli involtini primavera più leggeri di quelli cinesi, un curry rosso, un manzo al curry, una zuppa al coconut milk e banane fritte; alle 16 quando ce ne andiamo sono agonizzante da quanto ho mangiato... La sera solito thai massage e giretto al mercato ma senza bere cmq si torna a casa presto.

27 febbraio

Terzo giorno noleggio scooter e gita al tempio del buddah d'oro (che scoperta sono quasi tutti d'oro), dato che il tempio e' in cima ad una montagna decidiamo di scendere dall'altro versante attraversando così una piantagione di caffè, il governo thai per combattere le coltivazioni d'oppio ha finanziato grandi piantagioni più legali. Un buon caffè con una vista spettacolare ci preparano per una discesa d'arrembaggio.

Così con il veicolo più sbagliato della storia affrontiamo la montagna; per fare circa 5km ci impieghiamo 1 ora e mezza ma alla fine, dopo aver passato dei paesaggi eccezionali, arriviamo ad un lago dove ci danno da mangiare dell'ottimo pesce in una sorta di zattera con il tetto.

La sera incontriamo Nivi e Steve che sono appena arrivati, i nostri viaggi continuano ad incrociarsi, andiamo a cena sul fiume e poi a fare un giro al mercato.
La Domenica mattina decidiamo di partire verso le 11, andiamo a fare colazione presto e decido di ricaricare il mio skype per fare in po' di telefonate: estraendo il portafoglio per pagare mi accorgo della mancanza della carta di credito, mi servono pochi secondi per ricostruire l'accaduto, ieri al mercato ho ritirato soldi all'atm ma non ho aspettato la carta e l'ho lasciata li, il non bere mi sembra che faccia più danni che altro, la mia corsa allo sportello e' inutile, l'atm e' fuori servizio e i commessi del market non parlano in inglese, il mio thai si limita a tre parole e non sono quelle che mi potrebbero aiutare.

Con un certo numero di telefonate scopro che la carta, se qualcuno non l'ha presa dopo di me, e' stata ritirata dalli sportello che si e' automaticamente bloccato e per motivi di sicurezza non può essere riconsegnata, in caso sia nello sportello verra' distrutta appena recuperata; chiamo Visa e la faccio annullare immediatamente poi vado alla polizia per i turisti a fare la denuncia e trovo un servizio incredibilmente efficiente, domande sensate e precise e il mio verbale in doppia lingua e' redatto molto più in fretta di uno italiano...

Partiamo con l'autobus delle 2 e per le 4.30 siamo a Chiang Rai (grande originalita' con i nomi...), cittá molto più piccolina nota più per i suoi dintorni che altro; l'albergo che la lonely planet consiglia ci viene detto chiuso e così finiamo in un altro, misero ma con la piscina; il tutto per il prezzo ridicolo di 200 bath a notte (circa 5€).

28 febbraio

Il giorno seguente ci noleggiamo una moto e partiamo all'avventura, un bel giro che ci prende tutta la giornata, capisco perché consiglino di prendere una moto, la vacanza cambia completamente... Corriamo lungo la linea che segna il confine con il Myanmar, noto anche come Burma o per quei 5 o 6 che hanno un'ottima idea della geografia Birmania;
militari che sorvegliano il confine ci dicono di andare tranquilli ma di non fermarci o scattare alcuna foto, molesto. Tutto bellissimo a parte il museo dell'oppio che e' chiuso di lunedi, ne sentivano parlare sin da phi phi. Passaggio al golden triangle punto d'incontro di 3 confini e poi indietro. Da Chiang Rai ci muoviamo il 24 direzione Laos, 2 ore e mezza per 70km in un bus probabilmente costruito a mano dai paesani, poi gitarella in barca per passare il fiume ed eccoci a sborsare sti 40€ di visto per 2 settimane, il Laos non comincia con il piede giusto.

Il paesetto dove passiamo la notte aspettando Nivi e Steve non e' altro che una strada, scegliamo la guest house meno peggio e dopo una cena alle 6.30 siamo a letto alle 9, la cittá e' deserta da un pezzo. Questo posto impronunciabile e' una tappa fissa perché da qui si parte sia per il Gibbon's che per il fiume. Ci svegliamo con i galli alle 4.30 e non chiudiamo più occhio. Alle 9 cambiamo guest house e andiamo in quella di fronte. Giornata più o meno inutile, c'è la ridiano tra noi perché non c'è altro da fare in attesa del giorno dopo; domani Gibbon experience!


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